La voce di Andrea Mingardi per l'inno del Palio di Cesena VIDEO

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Il Palio di Cesena adesso ha anche una propria colonna sonora. Un vero e proprio inno creato da Andrea Mingardi, noto cantautore bolognese. All’età di 81 anni, si è messo in gioco, raccogliendo un simpatico invito che gli ha fatto l’associazione che ha riportato in vita il torneo cavalleresco che accompagnò la vita della città dal 1465 fino al 1838. Il 12 settembre, allo sferisterio della rocca, verrà rievocata quell'antica tradizione, ma intanto la vera chicca dell’edizione 2021 è stata l’incisione dell’inno del Palio. Mingardi ne ha scritto testo e musica, oltre a interpretarlo, valendosi della collaborazione dell’arrangiatore Maurizio Tirelli.
Mingardi, che è convalescente per un’operazione chirurgica alla schiena ma non dispera di potere essere a Cesena fra tre settimane per ammirare le lizze tra cavalieri, spiega come è nato tutto: «Siamo amici da tempo con Daniele Braschi e lui mi ha detto che era ora che facessi qualcosa per Cesena. Quando mi ha fatto la sua proposta, pensava che non sapessi niente delle giostre e io invece ho sempre amato queste manifestazioni storiche». E allora il cantante si è messo subito al lavoro, «ispirato da una certa epica dei grandi film di una volta che narravano le imprese dei cavalieri, come Ivanoe, che mi sono sempre piaciuti. È un peccato che si sia perso quello spirito, che tolta la violenza era bello e fa parte delle nostre radici». Mingardi ha tra l’altro una certa familiarità con i cavalli, perché sua mamma era una grande appassionata di ippica e lui l’accompagnava spesso all’ippodromo di Cesena.

A chi potrebbe stupirsi che un bolognese, e per giunta tifosissimo della squadra rossoblù, si spenda così generosamente per celebrare una città con cui esiste una cronica rivalità, Mingardi spiega che il suo legame con Cesena è forte soprattutto per motivi calcistici: «Negli anni Settanta suonava con me un batterista cesenate, Franco Domenichini, che abitava in via Cervese e oggi non c’è più, che mi invitava ad andare allo stadio Manuzzi ad ammirare grandi giocatori come Cera. Se il Cesena fosse riuscito a trattenere i tanti grandi giocatori che hanno indossato la maglia bianconera, chissà dove sarebbe arrivato. Avevo stretto anche un bel rapporto col presidente Lugaresi, che mi aveva un po’ adottato. Poi ricordo che tra i tifosi del Cesena c’era una mora un po’ in carne, che chiamavano “saraghina”, e ogni volta che ero in tribuna con Morandi si girava verso di noi e ci diceva “facce da c...”. Gianni, indicandomi, le domandava “ma io o lui?” e la sua risposta era “tutte due, tutte due facce da c... bolognesi”». Un altro filo che porta Mingardi a Cesena è stata «la conoscenza con tutti i grandi del liscio romagnolo, da Casadei a Castellina Pasi: anche se facevo un tipo di musica diversa, ci siamo sempre apprezzati».

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