Bolkestein. La spiaggia è un bene pubblico limitato. Il Consiglio di Stato: bandi obbligatori

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Fermi tutti. La spiaggia non è un bene infinito, tutt’altro. C’è penuria di sabbia balneare e quindi chi pensa di uscire dai confini della direttiva Bolkestein perché comunque chi vuole diventare bagnino non trova ostacoli, sbaglia di grosso, il rinnovo delle concessioni balneari passa attraverso le gare pubbliche. È tutto scritto in un confronto scritto fra i giudici del Consiglio di Stato e quelli della Corte di giustizia europea.

Cosa succede
La Direttiva Bolkestein vieta il rinnovo automatico delle concessioni balneari e impone gare pubbliche. La scadenza delle licenze è fissata al 31 dicembre 2023. Il decreto Milleproroghe ha prorogato tutto di un anno (con l’opzione di un secondo a richiesta dei Comuni per organizzare al meglio i bandi). In tutto ciò ci sono da registrare sentenze del Consiglio di Stato e della Corte europea che riportano le lancette alla fine del 2023. L’avvocato riminese Roberto Biagini, presidente del Coordinamento nazionale mare libero, alla fine di agosto ha reso pubblica l’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che conferma la bocciatura della proroga al 31 dicembre 2024. E il Comune ha esplicitato di stare preparando i bandi, però al buio, perché dal governo mancano ancora i decreti attuativi.

Il nuovo corso
E si arriva alla novità. L’avvocato Biagini commenta l’ordinanza del 6 settembre grazie alla quale il Consiglio di Stato interagisce con la Corte di giustizia europea prendendo come caso che poi fa scuola un concessionario toscano. A questo punto il “carteggio” fra i giudici italiani e quelli di Bruxelles fa luce su un paio di questioni alle quali si aggrappano quelli che cercano in tutti i modi di evitare i bandi.
La risorsa spiaggia, scrive il Consiglio di Stato, è da considerarsi scarsa, vige quindi un «interesse transfrontaliero certo» e di conseguenza in un regime di libera concorrenza è impossibile sfuggire ai bandi pubblici imposti dalla Bolkestein.
Si tratta di una risposta chiara al tavolo operativo voluto dal governo e alla mappatura delle spiagge dalla quale pare emergere invece un quadro diverso: la materia prima non manca.
Poi c’è la partita degli indennizzi, vale a dire la parte economica richiesta dal vecchio concessionario come risarcimento da parte di chi arriva. Dall’ordinanza del Consiglio di Stato emerge che tutto quanto si trova sulla sabbia e non può essere tolto diventa patrimonio dello Stato senza alcun compenso nel momento in cui scade la licenza, i manufatti però aumentano il valore della concessione, un meccanismo che per il Consiglio di Stato è di dubbia legittimità. Morale? I concessionari possono contare su un risarcimento per le migliorie effettuate.
Leggendo riga per riga l’ordinanza del Consiglio di Stato, l’avvocato Biagini svela infine che secondo i giudici rientrano nella partita delle gare pubbliche anche le concessioni passate di mano prima dell’arrivo della Direttiva Bolkestein.

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