La regista Maria Martinelli presenta il suo "Redenzione" a Ravenna

Esce oggi nelle sale, in anteprima al cinema Mariani di Ravenna alle 21, il film diretto da Maria Martinelli Redenzione.

«Due amanti e un incontro. Il presente e il passato si intrecciano e si confondono e la domanda è: quale è la verità? Redenzione è un film che narra dell’amore, degli errori commessi e dell’inevitabile. Ritratto di un femminile che cerca le proprie verità».

Questa la sinossi che ne dà la stessa regista, che spiega: «Esiste una verità che racconta noi stessi agli altri? Lavoro da diversi anni nella preparazione di questo film. Desideravo narrare ancora di una donna, della vita complessa che si trova ad affrontare, delle scelte morali che si susseguono nella sua vita. Raccontare attraverso l’immaginario cinematografico che ci permette, tramite una visione, di scavare nell’animo umano. Non sempre negli incontri sentimentali raccontiamo il nostro vissuto e forse, amarsi, rimanda esattamente a questa particolarità istintiva, al tentativo di ricostruire una esistenza al di là del proprio passato, che a volte, nascondiamo anche noi stessi. Ma il passato spesso è una soglia che dobbiamo varcare se vogliamo ricominciare a vivere il presente».

Nata a Reggio Emilia e cresciuta a Ravenna, sorella di Marco, drammaturgo e regista teatrale, Maria Martinelli è regista e produttrice. Il suo secondo lungometraggio è nella “official selection” al Torino film festival 40edition e al Women’s international film festival del Delaware, Usa.

Come è nato “Redenzione”?

«Io sono regista e produttrice e ho una società di produzione che si chiama Kamerafilm. Faccio cinema indipendente, cioè un cinema che siamo anche sempre meno abituati a vedere: chi fa cinema indipendente, con budget anche più ridotti, ha proprio un grande ruolo, che è quello di proporre materiali più sconosciuti, forse senza attori famosi ma che svolge un ruolo importante. Per la protagonista, Marina Savino, abbiamo fatto un casting e abbiamo raccolto più di mille adesioni, è stato un lavoro lunghissimo, certosino, che io ho voluto a tutti i costi perché è importante: io voglio un’attrice che sia un nuovo volto anche, per cui c’è stata una scelta a monte, che a volte le grandi produzioni non si possono permettere, perché hanno bisogno dell’attore importante. Il cinema indipendente ha un ruolo e senza non ci sarebbe anche nuova linfa. In più non ci sarebbe quel cinema intimo, lo definisco così, che racconta anche storie più difficili, dove difficili non vuol dire non cinematografiche, ma che ci portano a volte nel mondo della riflessione, sempre con pathos come deve fare il cinema, che deve mantenere la sua bellezza e la sua passione, però ci prendono per mano e ci portano in quei posti più oscuri di noi stessi. Ed è il grande valore del cinema, secondo me».

Il film si ispira al racconto “Corpi estratti dalle macerie” di Franco Calandrini, pubblicato nella raccolta “Macerie” edita da Clown Bianco. Che rapporto esiste fra film e racconto?

«Ultimamente sempre di più il romanzo, la scrittura, è grande fonte per il cinema. Ci sono dei motivi anche artistici, perché tu trovi un romanzo su cui uno scrittore ha lavorato tantissimo, lo ha raffinato, ha dedicato un tempo che il cinema sempre meno in quella fase riesce a dedicare, per cui ti trovi con un grande materiale su cui poi iniziare un meccanismo legato alla cinematografia, cioè tutto il percorso della sceneggiatura. Sto notando che, ultimamente, le sceneggiature originali sono sempre meno e la partenza da un libro sicuramente aiuta: perché trovi un’empatia su quel libro, ci sono già dei tracciati, e poi tu inizi ad ‘affinarlo per’, cioè c’è un ulteriore passaggio di scrittura che è quella prettamente cinematografica. Credo che per noi il libro di Calandrini sia stato assolutamente di grande spunto».

Redenzione, con Marina Savino e Matteo Cremon, musiche originali di Riccardo Nanni, sarà al Cinemacity venerdì e sabato, con la presenza in sala della regista.

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