La recensione: Toscanini, Wilson e Pogorelich a Cesena

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La vocazione musicale del teatro Bonci è tornata a risplendere nella serata che ha registrato il tutto esaurito per il concerto clou della stagione musicale con la performance del pianista Ivo Pogorelich e la bacchetta di Keri-Lynn Wilson alla guida della giovane e rinnovata formazione della Filarmonica Arturo Toscanini. Attesa e occhi puntati su un nome del pianismo internazionale e sull’ascolto del giustamente famoso, ammaliante per certi versi, Concerto n.2 in do minore di Rachmaninov o di “Rach”, come spesso i giovani musicisti chiamano amabilmente il compositore a 150 anni dalla nascita.

Pogorelich è imperturbabile nella sua compostezza, padrone della tastiera. Il memorabile incipit del Moderato si preannuncia travolgente e immediato nella serie di accordi in crescendo; la sua tecnica non si discute, al di sopra della media di tanti pianisti, debitrice alla famosa pianista e pedagoga georgiana Alisa Kezeradze, discendente a sua volta dalla scuola di Alexander Siloti che tenne la prima mondiale dello stesso Concerto n.2 con Rachmaninov come solista nel 1901. Le sonorità si sprigionano granitiche e pesate anche nei momenti in cui la bellezza e l’espressività dei temi riecheggia nel dolce dialogo tra solista e orchestra dell’Adagio sostenuto e dell’Allegro scherzando nella melodia più famosa dell’intero concerto.

Purtroppo nessun bis finale concesso, seppure richiesto tra gli applausi. La compagine della Toscanini si era già presentata per l’introduzione al programma del concerto in forma smagliante in un organico a grande orchestra, sfoggiando un solido affiatamento delle sue sezioni, in primis gli archi, seguiti dai fiati e dalle percussioni. Wilson ne ha cesellato con cura certosina gli straordinari effetti sonori del brano proposto “Angelo di fuoco”, commissionato dalla Toscanini alla compositrice Aziza Sadikova dell’Ubekistan in residenza della stagione 2022-23. «Vi ho descritto la mia preoccupazione emotiva attraverso di esso sperando che l’angelo ci aiuti», così scrive nella presentazione la stessa compositrice. Grande partecipazione emotiva ha siglato poi l’esecuzione della sofferta Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore op. 100 di Prokofiev, considerata dal compositore russo come il culmine di un lungo periodo della sua vita creativa. «Una sinfonia sulla grandezza dell’animo umano», scritta nel 1944 in un momento chiave della storia sovietica, testimonianza musicale della vittoria della Russia sulla Germania nazista. Wilson ne ha delineato con rigore, pur nell’impostazione classica, il discorso fluente dei singoli passaggi. La ricchezza della scrittura orchestrale propria della tradizione passata della scuola musicale russa come messaggio di pace.

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