La primavera di Lucrezia e Naomi L’avventura inizia dal Trebbiano

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Sono due ragazze giovanissime, determinate come solo chi sceglie di fare impresa sa essere, ma con quel pizzico di follia che dona al loro progetto quel buon profumo di genuinità. Si chiamano Lucrezia Lelli e Naomi Calbucci, la prima ha 27 anni, la seconda 29 appena compiuti ed entrambe sono accomunate dalla città di origine: la romagnolissima Cesena; dove, tra l’altro, hanno scelto di dare inizio l’anno scorso al loro percorso di produttrici. Due ragazze in gamba, capaci con una “semplice” decisione di dimostrare quanto i sogni possano essere più forti di qualunque difficoltà, persino del Covid, e che l’amicizia può davvero essere la calce con cui costruire un progetto di vita. Il loro, Lucrezia e Naomi, l’hanno chiamato “Villa Carolina”, in onore all’imponente maniero che si trova all’interno dell’azienda di proprietà della famiglia di Lucrezia.

Passeggiando su e giù tra il verde della collina Tranzano, piccolo promontorio subito fuori dal centro città, le due imprenditrici romagnole mi raccontano la storia della loro amicizia, nata poco più di tre anni fa tra i banchi del corso Ais per diventare sommelier. E prima? «Personalmente – mi dice Lucrezia Lelli – mi ero trasferita a Milano dopo essermi diplomata al liceo scientifico. Avevo scelto di studiare “Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa” alla Iulm, concludendo il percorso proprio con una tesi sul marketing del vino. Le mie radici erano però in Romagna e così sono tornata, dove ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia». Quando aveva appena nove mesi, invece, la famiglia di Naomi si trasferì a Los Angeles. «Ed è proprio in America – spiega lei – che ho scoperto il mio amore per il vino, perché poco dopo essermi laureata con lode in “Italian Studies” a UCLA ho conosciuto il produttore italiano Marco Cavalieri. Mi chiese se avessi potuto tenere un corso di inglese a lui e sua moglie, ma alla fine mi ha preso sotto la sua ala, dandomi l’opportunità di tornare in Italia e scoprire il mio Paese», talmente bello che Naomi decise di rimanervi e iscriversi a un master in Relazioni internazionali a Bologna.

La conoscenza

Ma cosa potevano fare due ventenni appassionate del nettare di Dioniso se non, a un certo punto del loro percorso, decidere di iscriversi a un corso per sommelier? È il 2018 e il caso vuole che Lucrezia e Naomi si ritrovino vicine di banco, sedute davanti a tutti in prima fila. L’amicizia sboccia naturalmente, «perché tutte e due – ricordano – avevamo una gran voglia di fare». Terminati i tre livelli, con tanto di diploma ottenuto l’anno scorso, le due ragazze si sono guardate in faccia e, prendendo il coraggio a quattro mani, hanno fatto la loro scelta: iniziare a produrre un vino tutto loro. Lucrezia aveva la terra, con cinque ettari e mezzo di vigna già piantati dal nonno (che produce le sue personali bottiglie da bere e regalare agli amici), Naomi invece le prime conoscenze tecniche.

«Ci siamo sedute attorno a un tavolo e ci siamo chieste: cosa vogliamo ottenere dal nostro vino?». È la domanda che mette in moto le idee. E le risposte, ben presto, arrivano. «Il nostro desiderio era quello di dimostrare l’amore per la città e la terra attraverso le bottiglie. Volevamo regalare qualcosa di assolutamente personale, puro e soprattutto nuovo alla Romagna».

Si comincia

L’anno scorso la prima vendemmia, rigorosamente a mano, per Lucrezia e Naomi è stata particolarmente fortunata, con temperature eccellenti e un prodotto che ha mantenuto tutta la sua integrità. E il 20 marzo di quest’anno la fatica in vigna e poi in cantina – con l’aiuto del vignaiolo Ermes Guiducci e del giovane enologo Giuseppe Pisciotta – è stata ripagata, con la presentazione della loro bottiglia numero uno, il “PrimaVera”. Un blend di Trebbiano Romagnolo e Trebbiano Toscano, così chiamato in onore alla stagione e perché si tratta della loro prima vera bottiglia. Appena 400 esemplari ne sono stati fatti, mentre del Sangiovese, che ora sta ancora affinando in botte, ne verranno prodotte circa 3mila esemplari.

Sono vini esplosivi, i loro, pieni dei profumi intensi della terra. A Villa Carolina l’uva cresce tra frutti e fiori, arricchendosi di sfumature tutte particolari. Natura e uomo, questo è il vino, che Lucrezia e Naomi considerano «l’ottava arte».

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