La Galla Placidia di Rondinelli è tornata a casa

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È tornata a Ravenna la meravigliosa tavola di Nicolò Rondinelli “San Giovanni Evangelista appare a Galla Placidia”. Grazie al progetto del ministero della Cultura 100 opere tornano a casa, la tavola, conservata alla Pinacoteca di Brera, torna a Ravenna dopo oltre 200 anni ed è l’occasione per un riallestimento della sezione del Museo Nazionale dedicata alla pittura.

La tavola di Rondinelli ritrae un episodio particolarmente caro alla storia ravennate: l’imperatrice Galla Placidia, in viaggio verso Ravenna, incappò in una terribile burrasca e fece voto a San Giovanni Evangelista che, se fosse scampata al naufragio, gli avrebbe edificato una splendida basilica nella città capitale dell’Impero. Così fece e nel 425 iniziò i lavori di costruzione. Mancava tuttavia una reliquia per la nuova chiesa, e la tradizione racconta che, mentre era raccolta in preghiera insieme a Barbaziano, suo confessore, a Galla Placidia apparve San Giovanni Evangelista che le lasciò in dono un suo sandalo, venerato come reliquia. La tavola di Rondinelli ritrae proprio questo momento, in una scena di grande complessità e ricca di intensità espressiva.

L’autore, allievo di Bellini

Nato a Ravenna intorno al 1450, Nicolò Rondinelli rimase fino al 1495 nella bottega di Giovanni Bellini a Venezia, imparando da colui che è definito «il maestro dei maestri dell’arte veneta». Non si conoscono notizie biografiche molto dettagliate riguardo la vita di Rondinelli: per questo anche la datazione della tavola proveniente da Brera si attesta tra il 1490 e il 1510.

Sappiamo invece con certezza che l’opera fu asportata dalla chiesa di San Giovanni Evangelista nel 1809, a seguito delle requisizioni napoleoniche, per essere esposta a Brera, dove è rimasta fino al 2018. In seguito a una scelta di rarefazione dell’allestimento, è stata poi collocata nei depositi della Pinacoteca, per poi ritornare a Ravenna.

«Ho provato una certa emozione davanti al ritorno di questa tavola – ha raccontato Giorgio Cozzolino della Direzione regionale Musei Emilia-Romagna –, derivante dal sentirsi partecipe di una lunga storia iniziata duecento anni fa».

Fin da subito, infatti, ci fu un forte movimento di opinione contrario alle requisizioni napoleoniche, che vide tra i suoi promotori anche lo scultore Antonio Canova. Il progetto napoleonico di un “museo universale” si scontrava infatti con i forti legami fra le opere d’arte e i territori che le avevano espresse.

«Opere di questo valore – ha sottolineato il sindaco Michele De Pascale – mantengono un legame molto forte con i territori di appartenenza ma ne creano di nuovi con i territori che li ospitano. Per questo siamo particolarmente felici del ritorno a Ravenna di questa tavola, che restituisce un senso di unità nazionale e di valorizzazione complessiva del patrimonio».

L’opera, come ha spiegato la direttrice del Museo Nazionale, Emanuela Fiori, costituirà il cuore del nuovo allestimento delle quattro sale del museo dedicate alla pittura, che verranno a breve aperte al pubblico. Per la metà di febbraio si aggiungeranno poi altre quattro sale dedicate alla ceramica.

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