La formula della Serie A2? Difficile inventarsi qualcosa di peggio

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E’ già stato detto e scritto in mille salse: questa stagione di pallacanestro, completamente no covid-free, avrebbe presentato un mare di problematiche e di rallentamenti, facendo storcere il naso ai censori dell’equità competitiva. La sensazione, però, è che in qualche caso i vertici della palla a spicchi italiana abbiano deciso di complicarsi un po’ la vita e di complicarla anche a società, giocatori, allenatori e tifosi. Senza tornare sull’annoso tema delle date e di un’attività agonistica partita con troppo ritardo, pensando ottimisticamente di poter mettere il pubblico dentro gli impianti, di certo la formula studiata dalla Lnp per il torneo di A2 risulta abbastanza complicata alla digestione. E alla comprensione. L’errore originale? Trovarsi all’ultimo con un girone dispari, causa l’esclusione di Caserta, rappresenta senza dubbio l’alibi perfetto, avendo fatto saltare per aria il sistema, a dire il vero poco collaudato, dell’orologio incrociato fra i due raggruppamenti. Certo, direte voi, su Caserta i controlli potevano essere più severi e le tempistiche diverse, per mettere in moto il circolo (poco) virtuoso del ripescaggio con maggior anticipo e trovare così un club disposto a prendere il posto lasciato libero, ma le procedure e i regolamenti della Fip sono questi. E vanno accettati. Il vero problema, a nostro modo di vedere, subentra quando per rimediare al peccato originale, si finisce per fare peggio.

Roba da azzeccagarbugli

La formula dell’attuale A2 presenta una serie di controindicazioni degna del nuovo bugiardino del vaccino Astrazeneca, volendo utilizzare un termine di paragone molto attuale. Le squadre, dopo la prima fase, saranno divise infatti in gironi che, quantomeno per quello bianco e giallo, risulteranno completamente inutili, servendo solo a definire la griglia playoff. Quindi, in soldoni, le formazioni di questi gruppi giocheranno 6 partite di scarsa rilevanza, con rischi di infortuni e di esposizione al Covid per ottenere in cambio solo un numerino da accoppiare al loro pass playoff. E, nel caso in particolare del gruppo Bianco (riservato alle prime 3 degli attuali gironi) parliamo di scontri diretti che difficilmente allenatori e giocatori vorranno affrontare a carte scoperte, sapendo di doversela vedere con ogni probabilità con gli stessi avversari un mese dopo per partite davvero decisive. Ancora più complicato, però, capire perché si sia deciso che nei vari gironi di seconda fase le squadre si dovessero portare dietro solo i punti degli scontri diretti. In alcune manifestazioni internazionali succede, vero, ma parliamo di tornei dove mano a mano vengono eliminate delle formazioni e non, come in questo caso, dove tutte restano sportivamente “in vita”. Cosa cambia? Facile.

Per esempio Forlì, prima dopo 24 giornate di campionato, si troverà a ripartire dietro Napoli, grazie al 2-0 dei campani su Scafati, neppure quindi per demeriti propri. E, complice pure un calendario sfasato dai numerosi rinvii (altro aspetto facilmente prevedibile), alcune formazioni (in particolare le prime 3) già da tempo sono nelle condizioni di poter gestire energie e rotazioni a seconda degli avversari. Questo perché, facciamo un esempio puramente casuale (solo per rendere l’idea e senza riferimenti precisi), a Napoli perdere con San Severo e Latina (sul fondo della classifica) non cambia assolutamente nulla. Tutto questo rafforzato al quadrato dai rinvii concessi su accordi fra i singoli club, quindi con la possibilità teorica di spostare le partite più avanti ad esigenze di classifica quasi totalmente acclarate (a pensare male spesso ci si prende, giusto?). La seconda fase, che è stata spesso a repentaglio causa il Covid durante la stagione e che giustamente la Lnp ha voluto mantenere per non cambiare i regolamenti in corsa, andava eliminata sin dall’inizio, accettando il sacrificio di alcune partite (come successo in B, dove la nuova formula ha portato i match di regular season da 30 a 22). A ben guardare, però, anche qui l’eccessivo ottimismo sull’evoluzione della pandemia deve aver giocato un brutto scherzo a chi la nuova formula l’ha ideata e sposata. Ci sarebbe stato tutto il tempo per allungare gli intervalli fra le giornate, specie le ultime, così da disputare i recuperi, mantenere un minimo di equità sportiva e non fermare magari alcune formazioni per settimane come sta succedendo. Pazienza, dagli errori si impara e magari la prossima estate i ragionamenti di club e vertici dirigenziali (Fip e leghe) saranno diversi. Di certo questo orrore di seconda fase resterà un unicum. Per fortuna.

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