La chirurgia bariatrica: risolve problemi non solo di peso

Non è la prima volta che il dottor Domenico Labonia, esperto in chirurgia bariatrica attivo in vari Centri della penisola, come la Casa di cura Malatesta Novello di Cesena, finisce sulle pagine del Corriere di Romagna. La prima volta accadde un anno fa quando un suo paziente volle pubblicamente ringraziarlo per quanto aveva fatto per lui.
Per accedere al percorso c’è un iter ben preciso: «L’intervento bariatrico si rivolge a pazienti che hanno un rapporto peso-altezza espresso in chilogrammi per metro quadrato di superficie corporea superiore a 40; oppure a coloro che riportano un rapporto tra 35 e 40 e che presentano patologie associate, come l’ipertensione arteriosa, e che gioverebbero di un calo ponderale in vista addirittura di una piena guarigione e, infine, occasionalmente, a coloro che manifestano un rapporto di peso-altezza tra 30 e 35 e che presentano il diabete mellito di tipo II di difficile compenso. A volte l’intervento chirurgico rappresenta una leva fondamentale per risolvere una situazione grave che ha un impatto importante sulla qualità e sull’aspettativa di vita».
Tutti questi pazienti hanno un elemento in comune: «Non si procede con un intervento bariatrico se precedentemente non sono stati compiuti tentativi di calo ponderale non chirurgico sotto unità specialistica, seguiti quindi da esperti e non in maniera autonoma attraverso protocolli universali».
Il percorso è di tipo multidisciplinare: «All’intervento si arriva dopo uno studio a tutto tondo. Si fanno una serie di esami fisici, psicologici e nutrizionali con l’obiettivo di eliminare tutti i fattori di rischio che possono tradursi in problematiche post operatorie, come il fumo o valori non compensati. Per esempio, se scopriamo un diabete di nuova insorgenza, si deve prima compensarlo per arrivare a un intervento chirurgico il più sicuro possibile. Quando si risolve la patologia che vi è alla base, non sempre si deve poi ricorrere all’intervento».
La chirurgia bariatrica non è alternativa ai trattamenti conservativi: «In alcuni casi i pazienti arrivano con un atteggiamento di delusione, ma cerco di ricordare loro che tutto ciò che hanno fatto è quanto mai prezioso, in quanto l’educazione alimentare è fondamentale per affrontare bene un percorso bariatrico».
Secondo le linee guida, la chirurgia bariatrica si rivolge a una platea che va dai 16 ai 65 anni: «Nella mia esperienza prevalgono le donne, ma non ritengo che la chirurgia bariatrica sia una chirurgia di genere. Sia nel caso di pazienti adolescenti o 65enni si devono sempre valutare con coscienza il rapporto tra rischi e benefici e constatare i tentativi fatti precedentemente attraverso il regime alimentare».
La laparoscopia e la chirurgia robotica hanno consentito di raggiungere livelli di mini-invasività: «Oggi il paziente può tornare in tempi assolutamente accettabili, dopo aver verificato il suo stato attraverso controlli cadenzati, alle proprie attività quotidiane. Anche le dimissioni dall’ospedale avvengono in tempi precoci, considerando, sempre, le condizioni una a una».
Esistono diverse modalità di intervento che agiscono su differenti fattori: «Il bendaggio gastrico anticipa la sazietà ma modifica poco l’interesse verso il cibo; la riduzione permanente dello stomaco agisce anche attraverso la modulazione della fame in quanto viene asportata quella parte di stomaco che produce l’ormone dell’appetito alimentare e i bypass gastrici hanno un’azione prevalentemente incentrata sulla riduzione dell’assorbimento del cibo».