L'omicidio di Castel del Rio, la confessione del minorenne: "Non doveva andare così"

Archivio

«Non volevo ucciderlo, non doveva andare così». Sintetizzate, sono queste le parole dette dopo il fermo, poco prima di essere interrogato. Così il 17enne accusato di omicidio volontario per la morte di Fabio Cappai, ucciso a 23 anni con tre coltellate venerdì notte nel corso di una rissa tra giovani finita nel dramma al campo sportivo di Castel del Rio, nell’Appennino imolese, si è rivolto al proprio legale, l’avvocato Alberto Padovani, che lo ha incontrato per qualche minuto insieme al padre poco prima di comparire di fronte al sostituto procuratore Silvia Marzocchi. Per ora è l’unico fra i ragazzini (quasi tutti minorenni, tra i 16 e i 17 anni) a essere indagato per omicidio volontario. Si trova attualmente nel centro di accoglienza del Pratello, in attesa dell’udienza di convalida che si svolgerà oggi o domani davanti al giudice per le indagini preliminari presso il tribunale per i minorenni di Bologna.
«È sconvolto». Così lo definisce il difensore. «Ho parlato con lui nel primo pomeriggio di sabato - spiega l’avvocato Padovani -. Il pm aveva disposto il divieto di colloquio prima del formale interrogatorio con il mio assistito. Mi ha detto che le cose sono andate oltre quello che voleva».

La fiaccolata

Intanto, ieri sera, tutta Castel del Rio è scesa in strada per una fiaccolata, in ricordo di Fabio. Un abbraccio alla famiglia del 23enne a cui hanno partecipato giovani e non solo, e gli amministratori dell’Imolese con le fasce tricolori a simboleggiare un lutto che colpisce più comunità sconvolte da una violenza assurda e indicibile.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui