"L'attesa" , Paola Minaccioni e Anna Foglietta al teatro Galli

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«È uno spettacolo che ha un’energia particolare. È come se le due protagoniste stessero su un ring per quasi due ore. La trama sembra semplice, da raccontare in poco tempo, invece succede di tutto in quel piccolo angolo, in quella piccola stanza». Paola Minaccioni descrive così L’attesa, pièce di Remo Brindisi per la regia di Michela Cescon, in scena questa sera, domani e giovedì al teatro Galli di Rimini. Insieme a lei, sul palco, Anna Foglietta. Due volti noti e amati dal pubblico del piccolo e del grande schermo, oltre che da quello teatrale, per la capacità di affrontare parti comiche e drammatiche, commedie e ruoli impegnati. Si pensi ai film per la regia di ŌOzpetek, Verdone, Vanzina, Garrone, ai programmi tv e radiofonici per Minaccioni e a quelli per Genovese, Neri Parenti, Pontecorvo, alle serie tv di Foglietta. Tanto anche il teatro per entrambe. Una nuova prova per le due interpreti che qui saranno la serva Rosa e la padrona Cornelia, due donne del Settecento che vengono rinchiuse per nove mesi nella stessa stanza per nascondere e scontare la vergogna di una gravidanza inaspettata. «Due personalità molto diverse, di differente estrazione sociale, diverse caratterialmente, ma unite dalla stessa situazione: non sono artefici del proprio destino, sono vittime di abusi, ingiustizie, violenze – spiega Paola Minaccioni – Rosa, che io interpreto, vive alla giornata, vive il momento e cerca di sopravvivere come può. Cornelia, invece, si pone delle domande sull’esistenza, sulle azioni umane, filosofeggia. In fondo sono due aspetti presenti in ognuno di noi: quello più istintivo e quello più riflessivo e per questo sono complementari». Scenografia scarna, fondale scuro, un letto, lenzuola bianche e il colore sgargiante dei vestiti e delle vestaglie. È il Settecento, ma è anche il tempo presente. «L’atmosfera è simbolica. C’è poco di settecentesco. Si è scelto di rappresentare una stanza come fosse un utero o la testa di Cornelia, l’inconscio, il mondo interiore. È chiaro il riferimento alla reclusione, alla prigionia anche spirituale. Certamente l’attualità non è lontana, anzi». La differenza di classe, il doppio, la maternità, il peccato, la morte, la seduzione, l’amore e il piacere, la punizione i temi che vengono raccontati attraverso un continuo cambio di registro e un linguaggio dagli accenti ora più corposi ora più raffinati. «È uno spettacolo che travolge il pubblico e noi che lo facciamo – sottolinea Minaccioni –. È molto fisico per la storia, per la scelta registica di Michela Cescon e perché io e Anna siamo due attrici che danno molta importanza al corpo, all’espressione corporea. Il pubblico talvolta è portato a sorridere perché empatizza con le protagoniste, talvolta lo fa per imbarazzo o per simpatia, per la relazione che si viene a creare. Poi però, a un certo punto, la trama evolve e si iniziano a raccontare gli aspetti più drammatici della vicenda, si entra in un mondo fatto di ombre e dolori».

Come si colloca questo spettacolo all’interno del suo percorso attoriale?

« L’attesa ha avuto la qualità di ricordarmi perché ho scelto di fare l’attrice. Certo ho recitato in molte parti anche comiche, ma amo i personaggi potenti, di spessore, coinvolgenti e vitali e sono questi quelli che vorrei continuare a interpretare nel mio futuro».

Quindi non la ascolteremo più in radio e non la vedremo più in televisione a fare la parodia, ad esempio, di Giorgia Meloni?

«Non smetterò sicuramente di fare comicità e non smetterò di vestire i panni della Meloni».

È già stata a Rimini?

«Sì, ho molti amici attori in questa città alla quale sono molto legata. Ci torno sempre volentieri». L’attesa è la seconda regia teatrale per Michela Cescon, che, dopo aver fatto la trasposizione teatrale del romano di Moravia La donna leopardo ha scelto di portare in scena la prima stesura, del 1992, del testo di Brindisi. Inizio alle ore 21. Info: 0541 793811

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