Kilo, gatto giramondo milanese ritrovato a Imola dopo 300 km di viaggio

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Trecento chilometri a bordo di un furgone, al buio, sconquassato dalle sollecitazioni degli ammortizzatori sull’asfalto, da solo. Un anno lontano da casa, l’hinterland milanese, e un “forzato” soggiorno in terra imolese, tra nuove avventure e una vita da randagio. Poi, finalmente, a un anno di distanza, il ritorno a casa. Potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film di animazione Disney, invece è la storia, vera e a lieto fine, di Kilo.

La storia

Kilo, ribattezzato il Giramondo, è un gatto milanese, nel senso che vive con i suoi padroni in una comoda e accogliente casa dell’hinterland meneghino. Coccolato e amato come un membro della famiglia. Poi, come sempre avviene quando si ha a che fare con la curiosità e l’intraprendenza felina, la svolta. Inaspettata e non voluta. In una brutta giornata di pioggia, durante la passeggiata quotidiana nel quartiere, Kilo decide di trovare riparo in un comodo e asciutto furgoncino con il portellone aperto. Un riparo che se poteva sembrare sicuro, alla fine è stato invece l’inizio della sua disavventura. Il conducente, infatti, ignaro della presenza del gatto all’interno del vano posteriore, dopo aver chiuso il portellone si è messo in marcia.

In un posto sconosciuto

Un percorso lungo e non certo più così comodo che è terminato in chissà quale luogo. Una volta uscito dal mezzo, Kilo, si è così trovato in un posto sconosciuto, nuovo, mai visto e quindi irriconoscibile. Da qui il suo peregrinare, per diversi giorni in questa terra sconosciuta, alla ricerca di un nuovo riparo e di cibo. Nel suo vagabondare lo sfortunato gatto, in una fredda giornata di sole, incontra Fabio, a Imola, a circa 300 chilometri da casa. Fabio, insieme a Silvia, si accorge di un micio mai visto nel quartiere. Un gatto buono e molto affettuoso e per qualche tempo si prendono cura di lui. Parallelamente partono i contatti da parte dei “padroni temporanei” al gattile di Imola, per sapere se qualcuno avesse segnalato lo smarrimento di un gatto.

L’importanza del microchip

Gli operatori, come da prassi, provvedono così a cercare la presenza del microchip e colpo di scena, Kilo è regolarmente registrato. Da qui parte la chiamata a Silvana, padrona di Kilo, che risiede a Milano e cerca il suo gatto da oltre un anno. «Inutile raccontare con quanta felicità e commozione Kilo è stato riabbracciato dalla sua padrona – scrivono i gestori del gattile di Imola, che hanno raccontato la storia sulla pagina Facebook della struttura – che, appena saputo del ritrovamento, ha percorso 300 km per riaverlo con sé. Questa storia è una testimonianza concreta di quanto sia importante installare il microchip anche nei gatti».

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