Irrigare e concimare i terreni utilizzando le acque reflue dei depuratori ora è possibile

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Utilizzare le acque reflue depurate per irrigare e fertilizzare i campi potrebbe essere una delle soluzioni per fronteggiare la siccità e salvare l’ortofrutta. A suggerire questa via è il successo del progetto 'Value Ce In' (Valorizzazione di acque reflue e fanghi in ottica di economia circolare e simbiosi industriale), che si è svolto presso il depuratore Hera di Cesena, tra le capitali internazionali dell’ortofrutta. Una sperimentazione, coordinata da ENEA e con la partecipazione dell’Università di Bologna, che è durata circa due anni e ha potuto contare su un budget di oltre 1 milione e 100mila euro (quasi 800mila euro finanziati dalla Regione Emilia-Romagna). «È stato messo a punto un prototipo completamente automatizzato per il monitoraggio e il controllo in continuo della qualità delle acque di scarico del depuratore per il riutilizzo in un campo sperimentale con 66 piante di pesco e 54 piante di pomodoro da industria», spiega Emidio Castelli, responsabile Operations Idrico della Direzione Acqua di Hera, che sottolinea come il risultato rappresenti un contributo concreto al fabbisogno idrico irriguo regionale e una significativa riduzione dei costi per i concimi. Secondo le stime elaborate, infatti, l’utilizzo di acque reflue depurate per irrigare i campi potrebbe soddisfare fino al 70% del fabbisogno idrico irriguo della nostra Regione, riducendo di circa il 30% anche i costi per i concimi. Grazie all’utilizzo di queste acque che contengono già alcune sostanze nutritive necessarie per la crescita delle piante si può ottenere infatti un risparmio, ad esempio nel caso della coltivazione dei peschi, del 32% di azoto e dell’8% di fosforo. «Le acque reflue depurate sono il risultato del processo di rigenerazione delle acque di scarico, sia di uso domestico che industriale, che arrivano all’impianto di depurazione tramite la rete fognaria, in una visione di economia circolare della risorsa idrica che viene restituita all’ambiente nelle condizioni di poter essere riutilizzata – illustra Castelli -. In conformità con il Regolamento Europeo n.741 del giugno 2020, le acque depurate si possono impiegare ad esempio per uso irriguo in agricoltura, a cui è destinata, assieme all’industria, la maggior parte di prelievi d’acqua per usi idropotabili». La tecnologia nel settore è sempre più innovativa e Hera ha investito ingenti risorse in depuratori di ultima generazione, da quello di Santa Giustina (con tecnologia di ultrafiltrazione a membrane), a quello di Modena (in grado di ridurre di oltre il 30% i costi energetici e di gestione grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale) fino a quello di Servola a Trieste, in grado di regolare l’intensità del processo depurativo in relazione ai mutevoli fabbisogni di sostanze nutrienti del mare. Lo stesso investimento sulla tecnologia vale per i processi di irrigazione. Il progetto 'Value Ce In' è stato possibile grazie a un sistema “intelligente”, capace di tenere conto delle esigenze delle colture, ottimizzando il riuso delle acque in funzione delle necessità delle singole coltivazioni in campo.

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