Imola, sola col figlio disabile. "Abbandonati dai servizi sociali"
«È una emergenza quotidiana». Così Lavinia Rostaš sintetizza la sua situazione di madre senza una occupazione retribuita alle prese con un figlio di quasi 17 anni con disabilità neurologica molto grave e che soffre di obesità. Ma, soprattutto, «senza alcun aiuto efficace da parte dei servizi sociali – sottolinea la donna, che ha deciso di rivolgersi allo Sportello per il diritto all’alloggio (“antisfratto”), pur non trovandosi direttamente in una situazione di quella portata –. La mia vita è assorbita completamente dal prendermi cura di mio figlio totalmente da sola, senza alcuna interruzione e senza alcuna possibilità di riposarmi anche solo per riprendere le forze».
La storia
Ripercorrendo la propria vicenda, «per due anni abbiamo vissuto in un appartamento assegnato dall’Asp di 26 metri quadrati e senza gas, all’interno di un condominio con delle rampe di scale molto ripide – racconta Rostaš –. Al momento attuale viviamo in un alloggio Acer in un condominio in cui non era possibile prendere l’ascensore con la carrozzina, perché era troppo stretto. Adesso stanno facendo i lavori per adeguarlo, però il mio problema rimane quello di dovermi caricare mio figlio di 102 chili sulla schiena, legandomelo con un lenzuolo al collo, per portarlo fuori. Una volta siamo anche caduti dalle scale». Inoltre, «mio figlio si sveglia nel bel mezzo della notte e mi vedo costretta a rinunciare a dormire – aggiunge –. Non è possibile sedarlo, perché questa cosa aggraverebbe ulteriormente le sue condizioni».Solamente due criticità fra le molte che si incontrano tutti i giorni, per non dire degli anni della scuola, in cui la madre e il fratello più grande erano chiamati ad essere sempre presenti per assisterlo, o dei ritardi nell’installazione delle sbarre sulla terrazza, per evitare che il ragazzo si buttasse di sotto. Adesso che il figlio ha cominciato a frequentare Casa azzurra, per non portarlo su e giù dalle scale «ho chiesto aiuto ai Vigili del fuoco, però dopo tre o quattro interventi mi hanno detto che non possono dedicarsi a questo genere di servizio ma alle emergenze – continua –. Ed è intervenuta anche la Polizia, chiedendomi di smettere di telefonare ai pompieri». Insomma, «mio figlio dovrebbe essere seguito 24 ore al giorno, e da persone non solamente professioniste, ma anche fisicamente in grado di intervenire quando è necessario – conclude –. Però non sembrano esserci mai degli operatori a disposizione».
«Volontariato non è sostituto»
Un atteggiamento che lo Sportello antisfratto non esita a definire «una maniera perversa di intendere il principio della sussidiarietà». Perché «il mondo del volontariato, che in alcuni casi è intervenuto per aiutare Lavinia (come per i lavori alla doccia per renderla accessibile), dovrebbe mettere una pezza alle carenze del servizio pubblico, dove e quando il pubblico non arriva – osserva –. Non sostituirlo». E «se il problema è la mancanza di risorse economiche e di operatori, l’Asp faccia sentire la propria voce a chi di dovere».La risposta di Asp«Sempre accoltele loro necessità»
Lavinia Rostaš e i suoi figli sono «un nucleo che i servizi hanno conosciuto nel 2017 a seguito dell’occupazione abusiva di un appartamento da parte della signora - precisa l’Asp del Circondario imolese -. Stante le condizioni di uno dei minori, è stato collocato prima in un appartamento di servizio adeguato al nucleo quanto a dimensioni ma con alcune barriere architettoniche (piano rialzato), poi nell’alloggio attuale assegnato ad Asp dal Comune di Imola appositamente per accogliere questo nucleo ed in cui, grazie anche al contributo di associazioni di volontariato, sono stati fatti molti lavori al fine di accogliere le esigenze che man mano la madre del minore ha segnalato, sempre nell’ottica di migliorare le condizioni di vita del minore disabile».E «sin da subito è stata riscontrata dai Servizi la gravità del ragazzo - aggiunge -. E sono stati messi in campo una molteplicità di azioni, sia in termini di servizi resi che di supporti economici per il sostentamento dell’intero nucleo, che non corrisponde alcuna retta per i servizi fruiti, compreso l’alloggio, essendo privo di reddito in quanto sia la madre che il fratello maggiore del disabile non sono occupati».
Ma «purtroppo la collaborazione del nucleo alla realizzazione dei progetti a favore del minore disabile non è nel tempo stata assicurata con la necessaria costanza - continua l’Asp -. E anche in occasione del blocco dell’ascensore per lavori di sostituzione, la madre ha mancato diversi appuntamenti fissati per valutare come superare le criticità conseguenti, per poi rivolgersi ai Vigili del fuoco piuttosto che alla Polizia municipale per evidenziare le sue difficoltà».
Insomma, «ora che grazie alla Croce Rossa è stata trovata una soluzione per accompagnare il minore al centro diurno, confidiamo che la signora faccia la sua parte per agevolare le operazioni di trasporto».