Imola, sempre più donne maltrattate seguite dal consultorio

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Lo hanno evidenziato le componenti della Commissione pari opportunità presentando il loro documento politico di contrasto alla violenza di genere lunedì in commissione consigliare. È uno dei problemi, ma ha un peso che si riflette anche sulla efficaci delle soluzioni: sul territorio manca ancora un osservatorio che dia un quadro preciso del problema. Da oggi a domani i numeri sulla violenza alle donne anche sul territorio imolese non mancheranno, ma non sarà mai un numero univoco, definitivo, tondo. Ci saranno quelli dei servizi sociali, della sanità, dei centri antiviolenza, alcuni si accavalleranno, sarà difficile distinguerli.

Il consultorio

L’Ausl, intanto, fornisce il dato del proprio servizio, ovvero il Consultorio familiare, ma non il dato degli accessi al pronto soccorso che comunque viene tracciato in base all’ “antico” codice rosa. Un numero in genere molto più alto, donne di cui, poi si perdono le tracce nei servizi. Comunque, anche il solo dato del Consultorio traccia una linea in crescita del fenomeno, segno che le donne denunciano di più. Negli ultimi 3 anni sono state tante le donne che si sono rivolte al Consultorio familiare e che hanno parlato delle violenze subite. Stando alle tabelle dell’Ausl, nel 2019 le donne maltrattate che avevano chiesto aiuto erano state 45; nel 2020 sono state 37 e nei primi mesi di quest’anno (da gennaio settembre) 54. Di queste ultime, 16 hanno un’età compresa fra i 19 e 29 anni e contrariamente ai due anni precedenti c’è anche una giovanissima nemmeno maggiorenne. «Un trend che potrebbe dirci che le giovani donne segnalano di più la loro condizione di vittima, incoraggiate forse dalle numerose campagne di sensibilizzazione. Sempre, nella maggioranza dei casi si tratta di donne italiane», sottolinea la responsabile del Consultorio Anna Strazzari. «Non tutte le donne che si affacciano al Consultorio riescono però a proseguire la presa in carico e i percorsi di cura psicoterapeutica che offriamo –evidenzia la stessa responsabile –. La perdita di fiducia nell’altro diventa pervasiva, le lesioni traumatiche, fisiche e psicologiche, che hanno prodotto ansia e depressione sono spesso un ostacolo alla costruzione di un’alleanza terapeutica e limitano lo svolgimento di un trattamento psicoterapeutico. Quest’ultimo si concentra nel tentativo di ricucire i due volti dello stesso uomo superando la loro scissione in modo da permettere alla donna di avere una visione completa e realistica della persona che ha accanto. Proprio per poter agevolare questa dolorosa ricucitura il ruolo dei professionisti è di “stare al loro posto”, cercando di lasciare alla donna che chiede aiuto il tempo, lo spazio e il ritmo giusti per intraprendere quelle azioni e formulare quei pensieri che solo lei può mettere in moto per uscire da un rapporto violento». La violenza sulle donne oltre che un danno alla persona e una violazione dei diritti di ogni essere umano è anche un importante problema di sanità pubblica. «Incide sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima – specifica Anna Strazzari responsabile del Consultorio –. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti si ripercuotono sull’intera comunità». I progetti messi in campo dall’Ausl sono molteplici. Da anni esiste il Tavolo di contrasto di maltrattamento a cui si siedono tutte le componenti del territorio (associazioni, istituzioni). Ha prodotto l’opuscolo “Diciamo No” nel quale le donne possono avere le prime informazioni fondamentali su come e dove rivolgersi per avere l’aiuto necessario per uscire dalla violenza. Ma il lavoro si fa anche sulla parte di chi si macchia della violenza, gli uomini. Dal 2016 c’è anche un gruppo di auto mutuo aiuto , “I muscoli e il cuore”, composto da uomini che si confrontano sui conflitti con le proprie compagne. «Lo scopo del gruppo è quello di lavorare sulla violenza di genere in termini nuovi, secondo lo schema dell’auto mutuo aiuto – spiega Ennio Sergio, psicologo dell’Ausl di Imola – ovvero lavorando sulla persona con disagio, in questo caso l’uomo autore di violenza, non solo come persona che deve essere aiutata ma come portatrice di esperienza che può sostenere gli altri nel cambiamento, e aiutando gli altri può aiutare anche se stesso. Dall’inizio del progetto hanno partecipato al gruppo di auto mutuo aiuto circa 40 persone. Attualmente sono dodici le persone che partecipano agli incontri settimanali» (per informazioni: 338 3874547).

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