Imola, processo Cappai. Due imputati cambiano legale

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Si aggiorna al 27 marzo il processo per l’omicidio di Fabio Cappai, il giovane di 23 anni residente a Castel del Rio ucciso a coltellate in cima alla gradinata del centro sportivo Marco Simoncelli di viale Giovannini poco prima della mezzanotte di venerdì 15 luglio. I due ragazzi che verranno processati con rito abbreviato con le accuse di concorso anomalo in omicidio e di lesioni aggravate in concorso nei confronti di un amico di Fabio – uno di 16 anni e uno nel frattempo diventato maggiorenne – hanno, infatti, cambiato avvocato difensore. E tutti e due i nuovi legali che li assistono – rispettivamente Giovanni Marchi e Giovanna Cappello – hanno chiesto e ottenuto un termine a difesa per prendere cognizione degli atti ed informarsi sui fatti oggetto del procedimento.

Non è tutto, però: «In sede di discussione presenterò nuovamente una richiesta di messa alla prova – anticipa Cappello – sulla base di nuovi elementi» (quella precedente, respinta, era stata presentata dall’avvocata Federica Rossi). Nel frattempo, il giudice ha accolto la richiesta di messa alla prova presentata per il il terzo giovane, di 17 anni, co-difeso dai legali Vittorio Mazza e Gabriele Bordoni.

Tre riti abbreviati

Il primo imputato ad ottenere l’ammissione al rito abbreviato nel corso della prima udienza del 27 dicembre è stato il ragazzo di origine sarda, residente a Giugnola, una frazione del comune di Firenzuola, che ha confessato il delitto e che ha fatto ritrovare il coltello in un fosso ai lati della strada a Valsalva, detenuto nel carcere minorile del Pratello di Bologna, dove intanto ha compiuto 17 anni. È accusato di omicidio e di porto d’armi abusivo, ed è assistito dall’avvocato Alberto Padovani. Gli altri due giovani, invece, hanno ottenuto l’ammissione al rito abbreviato durante l’udienza del 17 gennaio. Il giudice ha stabilito che le loro posizioni vengano trattate in maniera unitaria.

La messa alla prova

Per il terzo ragazzo, di 17 anni, «la posizione è stata stralciata ed è stato definitivamente ammesso alla messa alla prova con sospensione del processo per la durata di tre anni – entra nei particolari Mazza –. Durante questi tre anni dovrà seguire un progetto che è stato elaborato assieme ai servizi sociali e che comporterà diverse attività». Dunque, «siamo soddisfatti di come il tribunale abbia valutato positivamente la personalità del nostro giovane assistito – aggiunge –, il suo atteggiamento nel processo e la sua sincera volontà di impegnarsi in una messa alla prova che sarà lunga e molto impegnativa».

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