Imola, Palazzo di Varignana guarda al futuro: nel 2023 il frantoio
- 27 novembre 2022

Ogni anno l’impresa di accoglienza e agricoltura di Carlo Gherardi, già fondatore di Crif, si arricchisce di un nuovo progetto. Palazzo di Varignana infatti continua a crescere e se il 2021 è stato contrassegnato dall’avvio della nuova cantina, il 2022 dell’apertura del ristorante di fine dining Il Grifone e dal restauro della sesta villa con vista sulla grande tenuta, il 2023 sarà finalmente l’anno del frantoio che dovrebbe essere pronto ad agosto in vista della molitura della prossima campagna olearia. È stato annunciato ieri in occasione della presentazione delle nuove annate degli oli extra vergini di oliva, frutto di 200 ettari di oliveto che oggi conta ben 150mila piante a frutto.
L’azienda agricola legata al resort di lusso sulle colline castellane non si è fermata un attimo dal 2015, e in questi anni ha rimodellato il paesaggio naturale di una porzione di territorio da tempo lasciata in larga parte all'abbandono, mettendolo in sicurezza dal punto di vista idrogeologico e potenziando la biodiversità. Dopo essere partiti puntando al recupero dell'ulivo, che in queste terre aveva radici secolari, oggi le terre di Palazzo di Varignana producono la gran parte degli alimenti impiegati nei tre ristoranti del resort (oltre che nei trattamenti della Spa) grazie alla coltivazione di oltre 500 ettari di terreni.
All’ulivo si aggiungono infatti oggi 50 ettari di vigneto, 3000 metri di orto, un ettaro di mandorleto, un fragoleto, un frutteto di mele, pere, albicocche, ciliegie, nocciole, inoltre 4000 metri coltivati a bacche di goji, un orto terrazzato con 42 diverse erbe aromatiche e una produzione di zafferano. «Ogni parte del resort diffuso vive a contatto stretto con il paesaggio e la natura che le è stata progettata intorno, con l’obiettivo di fare sperimentare anche agli ospiti questo connubio sostanziale», spiega il paesaggista che ha curato la progettazione del verde di Palazzo di Varignana, Sandro Ricci.