Imola, minacce verso la consigliera Anna De Veredicis

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Non si spegne la bagarre sul consiglio comunale di giovedì scorso, durante il quale c’è stata un’accesa quanto aspra discussione sul tema della discarica Tre Monti. Dopo la denuncia da parte delle esponenti del Pd, la capogruppo Bruna Gualandi e la segretaria territoriale Francesca Degli Esposti, che puntano il dito contro alcuni componenti delle liste di opposizione, accusati di «atteggiamenti di prevaricazione e offesa», interviene con una lettera aperta anche la Commissione Pari Opportunità del Comune, in particolare in difesa della consigliera, sempre Pd, Anna De Veredicis.

«Nel corso del dibattito che è eufemistico definire acceso – è scritto nella nota – una delle persone fra il pubblico, a quanto è dato sapere appartenente al Comitato imolese “Vediamoci chiaro”, ha pronunciato ad alta voce parole offensive alla consigliera del Pd che interveniva in quel momento, unendosi alle altre numerose interruzioni. Alla reazione di De Veredicis, seduta nelle vicinanze del pubblico, quella stessa persona le si è rivolta con la seguente frase: “Taci cinna che se no vedi”. La frase suona non solo offensiva ma anche minacciosa. Ci domandiamo se al suo posto, a cui esprimiamo la nostra solidarietà, ci fosse stato un uomo meno giovane, il signore autore della frase gli si sarebbe rivolto allo stesso modo. Nutriamo forti dubbi in proposito».

La Commissione continua sottolineando che «questa concezione della politica corrisponde a una visione che nulla ha a che fare con i principi democratici, favorendo ancora una volta il potere maschile. Riteniamo inaccettabile che ci si rivolga in questo modo a una consigliera comunale che nell’esercizio delle sue funzioni è, fra l’altro, un pubblico ufficiale. Lo riteniamo inaccettabile non solo per la discriminazione e il vulnus contenuto in quella frase, ma anche per il disprezzo che questa comunica nei confronti delle istituzioni. Atteggiamenti di questo tipo attivati da chicchessia gettano discredito sulle istituzioni e ne impoveriscono l’autorevolezza».

«Offendere le istituzioni e chi rappresenta la comunità – aggiunge la Commissione – significa offendere tutti noi e ledere la garanzia democratica di convivenza civile. Sottolineiamo che il pubblico non ha diritto di parola in consiglio comunale perché non ne fa parte. Può solo assistere. Sarebbe stato doveroso attivare gli strumenti a disposizione della Presidenza per riportare il pubblico al contegno idoneo al contesto».

I membri della Commissione concludono scrivendo che «si dirà che è un episodio marginale, riducendolo a una schermaglia individuale. Noi crediamo che non lo sia. La cultura di minimizzazione di fronte a fatti di questo tipo crea distanza fra istituzioni e cittadini, dimenticando così che la cultura democratica vive anche nei piccoli gesti, nei comportamenti individuali. Auspichiamo che episodi come questo non abbiano a ripetersi e, nel caso, siano affrontati con maggiore adeguatezza. Non vi sono confronto, democrazia, espressione di libero pensiero là dove non si è capaci di rispetto e riconoscimento».

Su quanto accaduto è intervenuta con un post sul proprio profilo Facebook la stessa De Veredicis. «Questo non lo tollero, non solo per il tono dispregiativo con il quale era stato pronunciato “cinna”, ma soprattutto perché, ancora una volta, viene fuori tutto il sistema patriarcale e corrotto all’interno del quale sono immersa e dal quale mi oppongo da una vita. Stando zitta ho mancato di rispetto a me stessa, ai miei principi e alle mie battaglie e, dopo averlo denunciato in consiglio alla fine del mio intervento, sono stata nuovamente schernita da chi doveva invece prendere distacco da persone del suo partito. Non accadrà più».

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