Imola, liste d'attesa: "Impossibile smaltirle entro l'anno"

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Ci sono più caselle rosse, che indicano la sofferenza acuta, e gialle che indicano la criticità in corso, che verdi che segnano la normalità. Sono i colori delle tabelle coi tempi di attesa delle diverse specialità mediche a cui l’Ausl di Imola dal 2020 in poi non riesce a rispondere entro i termini di legge. Tre mesi di sospensione dell’attività chirurgica e ambulatoriale in pieno lockdown nel 2020, poi le ondate successive di Covid, compresa l’ultima imponente, non hanno consentito di rimettersi al passo. Ma adesso la situazione è diventata insostenibile, per i cittadini da un lato e per il personale dall’altro che si ritrova con un surplus di lavoro e allo stesso tempo colpito dalle assenze di contagi da sempre più numerosi. I sindacati lo rimarcano da tempo, ora, dopo la Conferenza socio sanitaria territoriale della Città metropolitana lo dicono ancora più forte, ma non puntano il dito solo contro l’azienda sanitaria questa volta. In fondo l’Ausl lo ammette: le risorse e il personale non bastano.

Le priorità

In lista d’attesa nell’Ausl di Imola figurano 2.589 prestazioni di chirurgia, una quota crescente delle quali con tempi fuori standard. Rispetto alla fine del 2019 le liste d’attesa chirurgiche dell’ area metropolitana, e l’Ausl di Imola è in linea, registrano oggi un incremento stimato nel complesso attorno al 70%. In termini di volume le discipline in maggior sofferenza risultano essere ortopedia e traumatologia, chirurgia generale e urologia che costituiscono rispettivamente delle posizioni in lista. I maggiori volumi si registrano nelle specialità di ortopedia e traumatologia, urologia e chirurgia generale. Per fare fronte, la strategia prioritaria annunciata dall’Ausl è, oltre al non quantificato arruolamento di nuovo personale, l’acquisto di prestazioni in convenzione con i privati, in particolar modo il San Pier Damiani di Faenza. Per Imola l’Ausl ha individuato poi le criticità anche a livello ambulatoriale concentrate in Oculistica, Gastroenterologia e Pneumologia, per le quali si ritiene necessario il ripristino dell’ equipe specialistica. Per la radiologia c’è un alto tasso di richieste e va valutata l’appropriatezza delle prescrizioni. Per le visite cardiologiche, «l’attività ambulatoriale complessiva sarà globalmente revisionata per definire un migliore percorso di presa in carico dei pazienti cronici».

Cgil sollecita la politica

«Le aziende hanno presentato le loro linee guida e i piani di rientro dei tempi d’attesa puntando soprattutto sulla acquisizione di prestazioni private, cosa che non ci vede concordi del tutto – dice Mirella Collina, segretaria generale della Cgil di Imola –. Con questo strumento soltanto sarà difficile appianare la situazione entro il 2022 come annunciato, servono assunzioni di personale, e subito, ma per questo servono decisioni e fondi. In Conferenza sanitaria, però, sindaci e Regione non hanno preso una posizione netta, lasciando sostanzialmente da sole le aziende sanitarie». Lo stesso sindacato parla di «innumerevoli segnalazioni da parte dei lavoratori per l’aumento dei carichi di lavoro, modifiche continue sui turni e, in particolare nei reparti, l'istituzione di turni dove non vengono garantite le 11 ore di riposo giornaliere, operatori che vengono richiamati in servizio nonostante non sia attivo l'istituto della reperibilità, continue richieste di salti di riposo e richieste di doppi turni che incidono con un aumento importante dello straordinario. Non ci basta quanto scaturito dall’incontro in Conferenza che, per prendere tempo, vuole attivare incontri per definire settore per settore dove manca il personale – dice la Cgil –. Le Ausl sanno molto bene quanto personale manca e se non lo sanno possono ascoltare le organizzazioni sindacali che ogni giorno ricevono segnalazioni di aiuto dagli operatori e dai cittadini. Non c’è più tempo, è necessario un piano di assunzioni ben definito e in tempi velocissimi. In azienda sono disponibili delle graduatorie attive di oss e infermieri dalle quali si poteva attingere già da tempo».

La Cisl

«La domanda ora è: se con il privato l’accordo si è trovato subito, sulle assunzioni cosa si aspetta? –incalza Stefano Franceschelli della Cisl imolese –. Il personale è in diminuzione rispetto al 2021. È la prima volta che la Ausl ammette che il personale in organico non è sufficiente, cosa che denunciamo da mesi. L’Ausl di Imola infatti registra un saldo negativo di unità di personale nel confronto fra il 2021 e il 2022 di sette unità (da 1961 a 1954 totali), ciò significa che alla prima assenza non programmata, oggi incrementate per via delle positività al Covid, il sistema va in tilt. Manca il coraggio, anziché accettare passivamente lo status quo la Conferenza sanitaria territoriale e l’Ausl dovrebbero prendere posizione ed esplicitare chiaramente che alla situazione attuale l’obiettivo dato dalla Regione di recuperare il 95% delle prestazioni arretrate entro dicembre è irrealizzabile».

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