Imola, l'economista e blogger Forchielli: "Trivelle e rinnovabili a manetta e avanti coi rigassificatori"

Imprenditore, economista, dirigente d’azienda e blogger, Alberto Forchielli è fra le tante altre cose partner fondatore di Mandarin Capital Partners e vanta 30 anni di esperienza manageriale nell’ambito dello sviluppo di affari internazionali, con particolare focus su Cina e India, ma anche Stati Uniti, Germania, sud est asiatico e Singapore. Un vero esperto di affari internazionali e dinamiche del mondo. Chi dunque meglio di lui per un punto della situazione a tutto fra caro energia, governo in fieri e ripresa economica? Il 67enne lo affronta con la canonica verve che ne ha fatto uno dei personaggi “interpretati” da Maurizio Crozza sul piccolo schermo.

Forchielli, un paio di anni fa al rientro da Wuhan e in piena escalation Covid in Italia fu profetico dicendo che al nostro Paese sarebbe servito un premier come Mario Draghi: i giochini della politica hanno pensato bene di “tirarlo giù” in anticipo e ora cosa dobbiamo aspettarci?

«Lo vedremo subito, le carte le andremo a scoprire presto. Questo governo dovrà fare la finanziaria, prendere decisioni sulle bollette e andare a discutere il tetto del gas in Europa, tutte partite che era meglio far giocare a Draghi. Su tutto aleggiano poi le promesse elettorali della Lega di abbassare l’età pensionabile cestinando la legge Fornero e di mettere la Flat Tax che è totalmente inattuabile, quindi c’è poco da stare allegri»

Come lo giudica il nuovo governo in fieri uscito dalle urne?

«Una premessa, l’alternativa di avere di nuovo i Cinque Stelle al comando sarebbe un cadere dalla padella alla brace visto che sono per il no a tutto: rigassificatori, termovalorizzatori, trivelle e nucleare. Questo è un governo che ha la strada segnata: deve avere quattro occhi sul bilancio (all’Inghilterra hanno appena massacrato i tassi di interesse per un piccolo sgravio fiscale, figuriamoci se i mercati perdonerebbero l’Italia) rimangiarsi le promesse elettorali, spendere tutto il denaro disponibile per attutire il caro bollette e avere grande diplomazia in Europa senza sbattere i pugni sul tavolo perché c’è solo da farsi male».

Sempre due anni fa disse “Prepariamoci all’idea che la crisi sarà lenta e si protrarrà almeno a tutto il 2021: una crisi paragonabile a quella del 1929-30, con picchi di disoccupazione che raggiungeranno il 20%”. Ne è ancora convinto?

«Devo dire che siamo in mezzo a una strana crisi: cala la produzione industriale ma la domanda di lavoro rimane forte nonostante il mercato batta in testa. Non mi sbilancio più su questo»

Oggi la priorità si chiama caro energia, come affrontarla?

«Contraendo innanzitutto i consumi domestici: bisogna consumare meno e meglio e poi iniziare a prendere su il gas in Adriatico, da cui attingono invece solamente i croati. Una pazzia. Le soluzioni sono trivelle a manetta, rinnovabili a manetta e avanti tutta con i rigassificatori. Il tetto del gas invece non mi convince e i tedeschi che non vogliono farlo mi fanno riflettere: con il tetto c’è infatti il rischio che il gas voli tutto in Corea, Giappone e Cina che pagano di più. Bisogna stare attenti con i tetti perché non è affatto escluso portino il gas a involarsi in altre direzioni»

L’altro nodo è poi il Pnrr, la sua opinione?

«Avere a disposizione e riuscire a spendere soldi in aree trascurate da 20 anni è un’opportunità vitale: mi riferisco a salute ed educazione, ma anche al poter rifare strade e ponti. Poi, non sono tassativo sul fatto non si debba rinegoziare nulla, se ci fossero buone idee soprattutto sull’energia sarebbero da valutare visto che sono cambiate le priorità da quando il Piano è stato predisposto».

Inevitabile in chiusura una considerazione anche sul reddito di cittadinanza: che farne?

«È da aggiustare, da mettere a posto. Quest’anno io avrei impiantato altri albicocchi nella mia azienda agricola ma il fattore si impunta perché dice che non si trova la manodopera qualificata. Ma non si trova ovunque, non solo in agricoltura, perché la gente sta sul divano a vivere di rendita: non tanto i romagnoli, che lo percepiscono in pochi ma non arrivano più lavoranti dal sud e migranti, perché in tanto campano con quello e fanno qualche lavoretto in meno. Bisogna risolvere questa cosa».

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