Imola, in tanti all'addio a Maicol Visani

Per i suoi amici, tanti amici, Maicol era Owen. Succede che fra compagni di giochi di ruolo si assumano altre sfolgoranti identità, ma per tutti loro sfolgorante era davvero l’animo di Maicol, altruista, mediatore capace, un compagno di gioco che faceva vivere la squadra. Ieri mattina oltre duecento persone hanno riempito la chiesa della Natività di Maria Vergine di Sasso Morelli e tante anche fuori dal portone sotto il sole cocente per dare il loro addio a Maicol Visani, il 36enne morto domenica scorsa sulla via Emilia in seguito a un tamponamento.
Compagni di avventure
Per il gruppo di amici di sempre ha parlato Manuel Passerini rivolgendosi all’amico Maicol “Owen”. «Ricordo ancora come fosse oggi, quando più di 20 anni fa, io mio fratello e Katto, nella mia vecchia taverna ti demmo quel soprannome. Era una delle tante sere, davanti al fuoco, dove ridavamo e ci divertivamo. Per loro eri Owen, o meglio Maicol Owen, quel giocatore a cui assomigliavi, così decidemmo con tua approvazione di chiamarti in quel modo». Un soprannome che racchiudeva azioni, nostre scelte, conquiste, primi amori, giri in macchina, grigliate, giornate a pescare, tiri al biliardo, la frutta raccolta nei campi, i primi viaggi, tanti giochi di carte e di ruolo, la passione condivisa, esperienze condivise fra amici in una intera vita, fino a che questa non si spezza all’improvviso. «Sempre insieme» per decenni, una seconda famiglia. «Quante ne abbiamo vissute, e con noi anche gli altri ,eravamo io, te, Minac, Frizius, eravamo i 4 dell’ Ave Maria , i 4 moschettieri... sempre insieme...Quante notti in giro a chiacchierare noi quattro, a ridere e scherzare, ascoltando musica, lasciando che il tempo passato insieme scorresse e i ricordi venissero impressi nelle nostre memorie, 4 persone diverse, agli antipodi, ma che hanno fatto della loro amicizia un caposaldo nella loro vita». Le parole di Manuel Passerini si uniscono a quelle di una comunità di giocatori di ruolo arrivata a Sasso Morelli anche da altre regioni, fino a quelle della sorella di Maicol, Marika che in una preghiera dolce e delicata al fratello lo prega di vegliare dall’alto su lei, il papà Osvaldo, la mamma Manuela che canta con il parroco sotto l’immagine dolce della Madonna.Maicol ha lasciato un vuoto, ma anche tanto pieno. Lo ha rimarcato nella sua omelia don Francesco Gaetta: «Ho capito dalle parole dei suoi amici che Maicol era un uomo di pace. L’ho capito dai suoi famigliari, immersi nel dolore della perdita ma forti e sereni». Il parroco, che in questi giorni ha incontrato la famiglia prima della celebrazione di ieri, ha ricordato a tutti che «anche in giorni tristi come questi Dio fa capire che la nostra vita è nelle sue mani e non dobbiamo chiederci il perché certe cose accadano, ma essere certi che c’è un disegno più grande per noi e se anche siamo in buone mani, quelle di Dio, non dobbiamo perdere di vista la meta, che è l’amore. Dio ci ama e ci conduce a lui, Maicol è stato molto amato anche in terra».