Imola, il cenone di Capodanno ultimo baluardo dei locali
Dopo la cancellazione di “Natale zero pare” al Mercato ortofrutticolo e dello spettacolo “Se devi dire una bugia dilla grossa” al teatro Ebe Stignani, per gli imolesi il cenone al ristorante rimane (quasi) la sola possibilità per trascorrere la notte di San Silvestro fuori casa. Anche se le difficoltà per i locali non mancano, fra poche prenotazioni e molte disdette a fronte della crescita vertiginosa dei casi di positività al coronavirus registrata in questi giorni. E c’è chi si sta organizzando per l’asporto, come durante le chiusure dell’autunno-inverno dello scorso anno.
«Siamo al completo, con una cinquantina di persone, che è comunque la nostra capienza tradizionale – esordisce il ristorante San Domenico –. Qualcuno aveva deciso di cancellare la prenotazione per precauzione. Per il momento, però, non lo sta facendo nessun altro».«Punteremo ad avere al massimo 250 persone, in una sala che normalmente ne ospiterebbe 800/1.000 – continua Danilo Galassi, patron dell’albergo e ristorante Molino Rosso –. Non di più: sono più propenso a togliere cinquanta posti che ad aggiungerli, se questo significa essere in sicurezza e tranquilli, per quanto sia possibile esserlo. Ci sono ancora alcuni posti, perché molte persone stanno disdicendo. È una situazione abbastanza critica, difficile, non è da prendere sottogamba».
«Sta andando male, fra le disdette e una diminuzione notevole delle prenotazioni – commenta, invece, Orazio Galanti, titolare dell’Hostaria 900 –. Ci siamo salvati il giorno di Natale: abbiamo avuto qualche cancellazione, ma siamo riusciti a limitare i danni perché è rimasto libero solamente un tavolo per quattro persone. Per l’ultimo dell’anno, invece, sarà un po’ desolante. Un finale di anno non troppo bello, però faremo quello che possiamo. Non credo che la situazione cambierà molto in questi due giorni. In tanti stanno cercando di puntare sull’asporto. Avremmo potuto prevederlo anche noi, però ci siamo trovati a lavorare a ranghi ridotti a causa del Covid e non saremmo stati in grado. E comunque non avremmo mai immaginato una cosa del genere».