Imola, gli studenti bocciano questa maturità: "Modalità ingiusta"

Paura del futuro, ansia ma anche un senso di ingiustizia per chi ieri non è potuto entrare a scuola con i propri compagni e cominciare questa maturità con lo scritto di italiano. Così è stato deciso dall’ordinanza ministeriale dello scorso 8 giugno: a meno che la scuola non rientri nei territori indicati come colpiti – come è successo a Imola solo per l’istituto Scarabelli che comincerà i “maxi” orali sostitutivi lunedì prossimo, 26 giugno –, la modalità di esame dipende dalla residenza del candidato. E così c’è chi ieri ha aspettato fuori da scuola i compagni e le tracce dei temi le ha viste solo su internet.
Scelta obbligata
Ciò che ha dato più fastidio, a chi ieri è rimasto fuori ma anche a chi ha sostenuto lo scritto e pure ha atteso con i compagni l’incognita del verdetto ministeriale, è stato il fatto di non poter scegliere. «Non la sento una cosa giusta – racconta Jacopo Turrini, della 5A al liceo scientifico di Imola, che a settembre comincerà Ingegneria aerospaziale. Lui è di Dozza, rientra tra gli studenti colpiti ma in realtà non ha subito danni, anzi –. Sono andato ad aiutare come molti mentre oggi in classe ci sono dei miei compagni che in Toscana erano rimasti bloccati dalle frane».La preoccupazione inevitabilmente volge al “maxi” orale, che in un solo colloquio dovrà sostituire anche gli scritti di italiano e della seconda prova con la materia di indirizzo: «La preparazione per gli scritti è diversa, ed è stata inutile. Le tempistiche dell’ordinanza mi hanno infastidito – ammette –. Per fortuna nella mia classe non sono l’unico a dover fare l’esame diverso, siamo in sette. A tratti sono stato un po’ invidioso, non potrò dire di aver fatto un esame per bene, cioè serenamente». In ogni caso non si è buttato giù: è arrivato a scuola con delle bibite fresche per i compagni dopo aver schematizzato quanto avrebbe scritto nei temi: «Forse all’orale me lo chiederanno. Fare 60 punti in un colloquio non è come ottenere il massimo con i due scritti. Io punto al 100 anche per la borsa di studio dell’università, questa modalità non mi aiuta», conclude.
Pronti agli scritti
«Dopo il giusto compromesso dell’anno scorso, con gli scritti e le commissioni interne, che ha permesso di ripartire senza troppa ansia, era normale il ritorno all’esame classico», commenta Sara Polpettini della 5CL del liceo classico, la prima ad uscire dall’istituto in via Guicciardini. Ne ha parlato nella traccia a partire dall’appello all’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per ripristinare gli esami in presenza al tempo del Covid. «Ero molto nervosa – riprende – non mi sento del tutto preparata perché non abbiamo avuto continuità didattica. Abbiamo cambiato 17 docenti in tre anni, quasi un record. Non mi aspettavo sarei stata male per la fine della scuola, forse anche perché ho un po’ paura del futuro. Lo scritto di latino sarà l’ultima versione insieme».Anche il compagno di classe Francesco Grassi sente gli scritti come l’ultima esperienza scolastica: «Sveglia presto e di nuovo in classe, proprio come al solito. La maturità è un momento di passaggio». La consapevolezza traspare dalla tranquillità con cui parla della scelta universitaria: «Vorrei fare il concorso in magistratura dopo Giurisprudenza. Per questo ho scelto il classico».