Imola e i concerti: "Che fatica ricostruire le squadre di lavoro"

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Imola attende con trepidazione di tornare all’autodromo Enzo e Dino Ferrari anche per i tre concerti di Vasco Rossi di sabato 28 maggio, dei Pearl Jam di sabato 25 giugno e di Cesare Cremonini di sabato 2 luglio, attesi da due anni. Per gli organizzatori, la sfida sarà doppia: «Dopo lo stop della pandemia, oggi siamo in grossa difficoltà a ricostruire le squadre – spiega Rolando Rivi, promoter e amministratore di Studio’s –. La stragrande maggioranza delle persone che sono state formate in tutti questi anni l’abbiamo persa. E non è detto che riusciamo a recuperarli tutti. Stiamo cercando di ricostruire, ma è molto difficile, molto complicato. E’ difficile programmare in questo momento».

Inoltre, «per Vasco, non essendo nel momento clou della stagione, siamo abbastanza tranquilli – aggiunge –. Nella parte successiva, dove ci sono tutti i concerti concentrati che sono stati riprogrammati, i problemi saranno più importanti».

In vista del primo appuntamento, quello con il Komandante, «siamo in fase di definizione del programma di lavoro – entra nei particolari Rivi –, perché quella di Imola è una delle prime date (dopo la data zero a Trento il 20 e quella di Milano il 24, ndr). Il nostro allestimento inizia quando è nel pieno di Milano. Stiamo ancora decidendo le squadre di lavoro».

In riva al Santerno, comunque, arriveranno «alcune centinaia di persone in termini di tecnici, allestitori e quant’altro – continua –, a cui si aggiunge il numero degli operatori di sicurezza. Alla fine parliamo di centinaia e centinaia di persone. Complessivamente, alla fine saranno circa mille le maestranze impegnate nel giorno dello show».

Come detto, la pandemia ha colpito in maniera pesante: «In questi due anni siamo stati particolarmente non assistiti in alcun modo, a differenza di altri settori – si toglie un sassolino dalla scarpa il patron di Studio’s –. Hanno deciso che non aveva più alcun senso un certo settore della cultura. Tutto il settore della cultura pubblica che è foraggiata dallo Stato ha avuto tutti i ristori possibili e immaginabili, e alla fine con i ristori in molti hanno chiuso i bilanci in utile come non facevano da anni. E dipendenti pubblici hanno avuto comunque lo stipendio garantito».

Invece, «nessuno di noi ha avuto stipendi garantiti – prosegue –. Anzi, non abbiamo avuto alcun tipo di ristoro quindi nessuno stipendio. Non è la cultura (ad essere stata ignorata, ndr), è una parte della cultura, che in termini numerici è la parte maggioritaria. Tutto il sistema privato, delle associazioni, dei live club è stato completamente massacrato e dimenticato».

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