Imola, conflitti fra vicini l'Asp crea un team di mediatori

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Ricercare un’efficace mediazione dei conflitti personali e sociali, creare nuove reti di auto mutuo aiuto nei contesti residenziali pubblici, cercare di risolvere le fragilità e le problematiche esistenti nei complessi condominiali. Il tutto alla luce di periodo storico in cui il Covid, imponendo alle persone di stare a casa, ha inevitabilmente aumentato la conflittualità tra vicini. Questi sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere con il progetto, della durata biennale, che l’Asp del circondario imolese ha presentato al Comune, denominato “Costruire Comunità – Uscire dalle macerie”. Problematiche esistenti, e già affrontate da un sistema di interventi condivisi tra istituzioni, enti, associazioni e terzo settore, ma che entro quest’anno avranno un ulteriore sviluppo.

Risolvere i problemi

«Si tratta di una serie di azioni, interventi, operazioni ben specifiche – spiega la presidente dell’Asp, Stefania Dazzani – che perseguono la cosiddetta mediazione sociale attraverso operatori specializzati. In concreto vogliamo risolvere gli eventuali conflitti che si generano tra residenti. Lo faremo partendo da un’analisi dei contesti interessati per poi iniziare un percorso condiviso con i residenti stessi delle case Acer, con le associazioni, con i servizi già operativi e con le forze dell’ordine. Non sarà però un approccio calato dall’alto ma cercheremo e vogliamo – aggiunge – riuscire a coinvolgere sempre di più le stesse persone che abitano, frequentano e vivono in questi contesti urbani».

Dove si faranno

L’attuazione del progetto sperimentale sarà mirato ad alcune aree specifiche. Si tratta di complessi Acer presenti a Sasso Morelli, Sesto imolese e San Prospero per quanto riguarda le frazioni, le realtà presenti in via Neri, via degli Sminatori e via Noiret nel quartiere Pedagna, via Galilei e via della Milana nel quartiere Marconi, e in via Carducci, via Bucci e via Cenni.

Nuove assunzioni

Per dare gambe a questo progetto, che verrà finanziato con 300mila euro nei due anni, si prevede la creazione di un gruppo di lavoro composto da un coordinatore, due educatori a tempo pieno da impiegare sul campo e un Oss di supporto. Squadra di operatori che potrà contare su un vero e proprio ufficio mobile, un camper, attrezzato con la strumentazione necessaria allo svolgimento di questa «operazione – ci tiene a sottolineare la presidente Asp – che sarà una vera e proprio ricerca attiva delle problematiche. Per essere efficaci – prosegue – assumeremo un assistente sociale (coordinatore) e due educatori. Questi andranno direttamente sul posto per fare opera di prevenzione e non solo risoluzione dei conflitti. Il compito di questi professionisti – conclude Dazzani – sarà così quello di trovare e quindi cercare di risolvere le problematiche per fare in modo che da sperimentazione, l’intervento, diventi strutturale e replicabile in altri contesti territoriali».

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