Imola, Andrea Bandini una vita per lo sport e la scuola

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Generazioni di imolesi lo hanno incrociato sul proprio cammino: da studenti, da atleti, da amministratori. Il professore Andrea Bandini, insegnante di ragioneria, assessore all’istruzione, cofondatore di due storiche società sportive, l’Andrea Costa basket e la Hc pallamano, scrittore e in ultimo anche attento frequentatore dei social con una pagina dedicata proprio a Imola, anzi a Iomla, si è spento nella notte di martedì all’età di 91 anni. E la città ora lo ricorda con affetto.

Una vita di impegno per la città

La scuola, lo sport, la famiglia. La vita di Andrea Bandini è stata piena. Socialista dal 1944, nel 1945 partecipa alla ricostruzione del Psiup e rinnova sempre la tessera fino al 2011. Nel 1960 viene eletto nelle liste del Psi e nominato assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Imola. Nel 1967 fonda insieme a Franco Marabini, Gianni Mita e Rino Ramenghi l’Andrea Costa Basket. È solo il primo tassello di una vita dedicata allo sport da appassionato puro: nel 1974 fonda infatti anche la Hc Imola Pallamano portandola per due volte al 4° posto assoluto in serie A, poi fino a disputare la coppa europea. Fu per 12 anni consigliere della Federazione italiana pallamano. Sulla sua vita dedicata allo sport pubblica nel 2002 il libro edito da La Mandragora “Il sudore nella maglia”, seguiranno altri tre volumi uno dedicato all’esperienza di insegnante dell’Istituto di ragioneria Paolini, uno sul partito socialista e uno sulla seconda guerra mondiale. «Per ogni figlio il papà è il papà, ma il mio è stato speciale ed è stato importante anche per la sua città, lui era sempre dalla parte dei più deboli. Era contentissimo di quello che aveva fatto nel tempo, amava Imola tanto che nonostante l’età e il fatto che potesse stare con me al mare, dove gestisco il mio residence a Misano e dove mi è stato vicino per vent’anni, ha voluto sempre ritornare qua. Per tutta la vita, da giovane in prima persone poi come osservatore ha seguito con attenzione le dinamiche della sua città che ha raccontato anche in quattro libri – racconta il figlio Riccardo Bandini –. Appena tre anni fa avviò poi il gruppo Facebook “La mia Iomla” che conta oltre 5200 membri. È una delle ultime cose che ha fatto e fino a pochi giorni fa continuava a scrivere e interloquire con chi ne faceva parte». Bandini aveva generato comunità, anche in questo caso, virtuale ma fatta di imolesi veri che ieri in tanti hanno mandato un messaggio di cordoglio. Ex allievi, ex colleghi, sportivi, molti dei quali da giovani sono stati avvicinati proprio da lui allo sport. Fuori dai social, c’è anche la testimonianza dell’imprenditore e referente della Confindustria sul territorio Marco Gasparri: «Oltre a essere stato uno che spiegava la ragioneria in maniera incredibile, con i prof Tellarini e Trottolini facevano veramente un trio magico. Prof validissimo e anche maestro di vita, ci diceva che se eravamo bravi a scuola e nello sport avremmo avuto tutte le porte aperte, ed era convincente».

Il cordoglio della città

Uno dei primi messaggi cordoglio ieri è arrivato dal sindaco di Imola Marco Panieri: «Ho appreso con profondo dolore della scomparsa del professore Andrea Bandini, un appassionato docente della nostra terra che ha dedicato lunga parte della propria vita e delle proprie energie alla nostra comunità. È celebre e resterà nella nostra memoria collettiva con grande affetto per la passione e la preparazione con cui ha insegnato in importanti istituti scolastici del territorio ed anche per gli incredibili risultati raggiunti in ambito sportivo legati al basket e soprattutto alla pallamano. Oggi la comunità imolese saluta con riconoscenza un cittadino a cui, per il suo impegno, deve una parte significativa della propria identità. A nome della Città e mio personale esprimo il profondo cordoglio e la piena vicinanza alla famiglia e alle persone a lui care». Il funerale è fissato per domani con ritrovo e partenza dalla camera mortuaria alle 15.15, la successiva funzione alle 15.30 alla chiesa di Croce in Campo, quindi la sepoltura al cimitero del Piratello.

Lo sport è stato la costante della vita di Andrea Bandini, ma anche il collante fra lui e molti suoi studenti, alcuni illustri. Fra questi ci sono Arrigo Sacchi e un altro nome del calcio, l’imolese Giancarlo Marocchi: «Ricordo che un anno fa abbiamo festeggiato i suoi novant'anni. A scuola ero uno studente che faticava anche se avevamo un gruppo di bei professori capitanati proprio da Bandini – racconta l’ex centrocampista della Juve –. Ho seguito soprattutto il suo percorso meraviglioso e irripetibile nello sport. Oggi i tempi sono cambiati e faccio fatica a credere che una persona animata dalla passione e poco di più, possa arrivare a quei livelli, ma fatto sta che lui ci è arrivato e io per quello l’ho ammirato. Per i suoi 90 anni l’estate scorsa in tanti, me compreso, abbiamo contribuito con ricordi e video oltre che la presenza, l’ho visto felice, con quella soddisfazione che può provare chi sa di aver seminato bene». «Oggi è una giornata triste» anche per l’Andrea Costa basket di cui fu co-fondatore. «Nell'estate del 1967, fu proprio lui, insieme a Franco Marabini, Gianni Mita, Rino Ramenghi e Carlo Sembianti, a dar vita alla nostra amata realtà sportiva –scrivono i biancorossi –. Se ancora oggi possiamo emozionarci per un canestro o festeggiare per una vittoria, lo dobbiamo al prof Andrea Bandini. Andrea aveva appena festeggiato il suo compleanno il 6 agosto ed è volato in cielo lasciando un enorme vuoto. Siam certi che ci sosterà ancora da lassù». Fabio Bianconi ex giocatore della Hc (dagli anni Ottanta fino al Duemila), oggi consigliere di Pallamano Romagna è commosso: «Mi si stringe il cuore. Un anno fa eravamo tutti a una cena dove noi vecchi giocatori abbiamo incontrato lui e il cavalier Tabanelli, i fondatori, fu una serata molto bella l’ultima volta che in cui ci siamo visti tutti. Lui era un grande uomo di sport e i primi ricordi vanno ai momenti pioneristici della pallamano imolese. I tempi sono cambiati e come società abbiamo dovuto aggregarci fra varie realtà della pallamano, ma resta indubbio il fatto che sia stato lui a gettare il seme che ha dato il via a tutto».

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