Imola, acqua e fango nella chiesa di Spazzate. "Danni ingenti"

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«In chiesa e in canonica c’erano 70/80 centimetri d’acqua, fin sotto all’altare. È stata peggio dell’alluvione di inizio maggio, ma adesso che non c’è più è il tempo di ripulire tutto dal fango». Inizia così il racconto di don Massimo Pelliconi, amministratore parrocchiale nella chiesa di San Antonio Abate della frazione imolese di Spazzate Sassatelli, allagata per la seconda volta in due settimane dal torrente Sillaro, e parroco di Conselice, uno dei comuni del ravennate che proprio in questi giorni sta vivendo la situazione più drammatica.

«Per fortuna la solidarietà è tanta ed è bello e dà coraggio vedere giovani e meno giovani con una pala in mano e sporcarsi le mani – prosegue Pelliconi, che “gestisce” la chiesa insieme a don Gary e una consacrata di nome Chiara –. In questi giorni sono numerosi i volontari del paese e gli altri arrivati a Spazzate da varie parti della zona per pulire, dare il loro contributo ed aiutarci a buttare le cose rovinate irrimediabilmente dall’acqua. Senza dimenticare il lavoro prezioso della Protezione civile e delle forze dell’ordine».

Anche qui, però, è già tempo di fare una prima conta dei danni. «Sono sicuramente ingenti – spiega –. Dai pavimenti della chiesa che si stanno gonfiando ed andranno sostituiti, agli intonaci da sistemare, fino all’impianto elettrico da rivedere. Sono le prime cose evidenti che mi vengono in mente, ma a tutto questo ci penseremo più avanti. Un pensiero però lo voglio rivolgere anche ai miei parrocchiani che hanno le case fradice dall’acqua ed hanno perso tutto o quasi, comprese le colture ed i raccolti dei campi».

Si guarda al futuro

Passata la paura, a Spazzate Sassatelli ci si interroga, senza voler far polemica, su cosa si potesse fare sul Sillaro per prevenire un disastro di queste proporzioni, oltretutto il secondo dopo quello che in via Merlo aveva distrutto l’argine poi riparato con i massi ciclopici. «Da quel che dicono i contadini della zona, il problema è la mancanza di manutenzione nell’alveo del torrente – conclude Pelliconi –. La presenza di parecchi alberi, arbusti e ramaglie ha fatto così da “tappo”, evitando all’acqua di defluire correttamente e provocando poi quello che è ancora sotto gli occhi di tutti. Più a valle, infatti, nella zona di Campotto, dove il Sillaro è tenuto più pulito questo non è successo. Per questo servono interventi importanti, sennò alla prossima piena saremo daccapo».

Non poteva mancare poi un pensiero anche su Conselice, dove don Pelliconi risiede. «La situazione è critica, ma la chiesa di San Martino e canonica sono state salvate dalla Provvidenza. E nei primi giorni dell’emergenza, quando tutto il paese era al buio, grazie ad un gruppo elettrogeno che ci era stato donato, siamo riusciti a ricaricare i cellulari ai residenti e preparare loro un caffè».

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