Ileana Montini: "Tina Anselmi vezzosa? No, tosta e impegnata"
È stata la prima donna a diventare ministra della nostra Repubblica, nel 1976. Il film del cesenate Luciano Manuzzi trasmesso da Rai 1 il 25 aprile, Tina Anselmi. Una vita per la democrazia, ha ricordato la figura di una donna entrata nella Resistenza a 16 anni, e che non smetterà mai di impegnarsi per il suo Paese e per i diritti delle donne. Seguita da quasi tre milioni di persone, la fiction ha avuto una spettatrice molto speciale, Ileana Montini, che di Tina Anselmi fu allieva e amica. Insegnante e giornalista cervese, anche lei impegnata in politica fin da ragazzina, prima nella Democrazia cristiana poi dal 1971 nel gruppo del Manifesto, Montini ricorda il suo rapporto con Tina Anselmi. «Ne parlo in un capitolo di Racconti di vita e di politica – spiega – in cui utilizzo anche frammenti di sue lettere. Fra noi ci fu sempre un’amicizia significativa, fino a quando fu possibile comunicare: del resto, ho l’età di Gianna, una delle sue sorelle, e questo ci avvicinava. Il primo incontro? Nel 1964 alla Camilluccia, sede della formazione della Dc, dove lavorava con Gabriella Ceccatelli».
Lei è stata critica con il film di Manuzzi.
«Molte parti sono corrette e coerenti, per esempio l’adesione di Tina alla Resistenza come staffetta, a Treviso, o a guerra appena conclusa la sua attività come sindacalista della Cisl nel settore tessile. Poi però c’è un salto temporale fra questi fatti e il suo arrivo a Roma da deputata nel 1968. E invece sono anni fondamentali».Perché?
«La Tina Anselmi che si impegna in difesa delle donne, della parità salariale, quella che, pur cattolica, nel 1978 firma da ministra della Salute la Legge 194 sull’aborto, si forma nel Movimento femminile della Dc e diventa incaricata nazionale dei giovani del partito. Di quei corsi, dei seminari, dei convegni di quegli anni, della scrittura, l’esperienza, lo studio e la riflessione nel film però non c’è traccia, e questo toglie valore al personaggio».Però non è l’unica critica che lei muove.
«Una fiction ha necessità di romanzare. Ma Tina non era “vezzosetta” come vi appare, né portava i bei tailleur che indossa Sarah Felberbaum. Era tosta, pratica e concreta né aveva atteggiamenti seduttivi, anche perché all’epoca… non potevamo permetterceli! E poi, quanto spazio dedicato alla sua presidenza della Commissione sulla P2!».Però è un capitolo importante della nostra storia.
«Ma anche molto delicato. Fu proprio Andreotti che la volle lì, forse sperando che non riuscisse, ma lei elaborò una relazione di peso che ebbe l’approvazione del Parlamento. Il film anzi si conclude su questo evento con la domanda: “E ora, onorevole, cosa farà?”, a cui lei risponde: “Tornerò a Castelfranco Veneto”. Dopo la Commissione sulla P2 infatti per lei ci fu solo la candidatura in un collegio “a perdere”… e restò a spasso».Perché questo comportamento da parte della Dc?
«Tina era intransigente, incapace di andare contro la sua coscienza di cattolica, e questo la fregò. È famoso per esempio il suo “Fora de qua!” ai due dirigenti di case farmaceutiche che le chiedevano, come ministra, di sveltire certe procedure in cambio di favori economici. Ma sapeva anche mediare, e continuò infatti a collaborare con Lidia Menapace, che nel 1968 aveva lasciato la Dc per fondare Il Manifesto. Comunque, continuò ad andare nelle scuole a illustrare la Costituzione, ma in una delle ultime telefonate mi disse: “Non mi fanno più andare in giro a parlare”, il Parkinson e un ictus avevano avuto la meglio».Ileana Montini presenta il suo Lidia Menapace. Donna del cambiamento. Lettere 1968-1991 oggi (ore 18) alla libreria Feltrinelli di Ravenna.
Gianluca Vannucciil politico-attore«Che emozione»
Nella fiction su Tina Anselmi anche un attore romagnolo: Gianluca Vannucci, cofondatore della Almost Famous Production che ha prodotto il recentissimo “L’orafo”. Vannucci, consigliere comunale a Riccione, è stato protagonista a gennaio di una sofferta decisione lasciando il Pd e la maggioranza che governa la cittadina balneare. Nel film impersona un giovane deputato della Dc molto vicino a Moro. «Il mio personaggio mi ha colpito appena mi è stato proposto l’estate scorsa - racconta -. È un giovane, una “voce bianca” della politica di quegli anni fra il 1978 e il 1981, amareggiato e disperato per la decisione del partito di non accettare la trattativa con le Brigate Rosse per la liberazione dello statista pugliese».Molte scene sono state girate proprio in Parlamento.
«Una grande emozione per me, vista anche la mia esperienza in politica… Proprio la solennità di quegli spazi mi ha aiutato a calarmi ancora di più nel personaggio, un innocente, disilluso dal comportamento della Democrazia cristiana».
Ileana Montini, amica di sempre di Tina Anselmi, non ha apprezzato tutto del film.
«Bisogna anche pensare che una fiction, specie se programmata su Rai 1, ha sempre i caratteri di un prodotto per famiglie. Trovo però che si sia trattato di una bella operazione: il film, mandato in onda il 25 aprile, ricorda Tina Anselmi e lo fa in un momento in cui a capo del Governo e del maggiore partito di opposizione ci sono due donne: un bell’omaggio alla presenza femminile in politica». M.T.I.