Il sindaco di Rimini: "Quanti caffè di traverso, ma non lo leggo solo al bar"

Archivio
  • 26 settembre 2023

La mia prima intervista “esclusiva” è stata pubblicata dal Corriere di Rimini. Anno 2009, fresco di nomina ad assessore provinciale. Venne questo tipo, Pietro Caricato, che conoscevo solo per firma, da lettore. L’effetto che mi fece il giorno dopo vedere la foto gigante sul giornale e le mie parole da “giovane amministratore con un cognome strano” lo sento ancor oggi sulle gote arrossate. Eppure dovevo in qualche modo immaginarlo, visto che nei 16 anni precedenti, quando non stavo in politica, al mattino mi piaceva (mi piace) leggere al bar cosa succede o non succede nella città dove sono nato e vivo. Beninteso, dico subito agli amici del “Corriere” che spesso lo compro in edicola e non lo sbircio solo al bar…

Ecco. Prima di ogni considerazione naturale (ma non ovvia) circa l’importanza dell’informazione libera, a Rimini come in ogni città del mondo, per me la stampa locale è una insostituibile abitudine. Con in più il privilegio di conoscere le redazioni. Io conosco Pietro, Marco, Vera, Simone, Patrizia, Robo, Salvatore, Andrea, Carlo. E, a volte, non spesso comunque, la mattina mi va di traverso il caffè e cerco di far fischiare le orecchie a Pietro, Marco, Vera, Simone, Patrizia, Robo, Salvatore, Andrea, Carlo. Perché fanno bene il loro lavoro, di “cane da guardia della democrazia” ma soprattutto di attenti conoscitori della città, della provincia, della Romagna in cui vivono. Non è un dettaglio: il “Corriere di Rimini” è una cooperativa editoriale vera. Cosa vuol dire? Vuol dire che trenta anni fa, all’indomani della chiusura della Gazzetta, quel gruppo di ragazzi di Rimini decise di fare una cosa inedita e fuori dal comune, diventando editori di se stessi. Un gruppo editoriale puro, come si dice, che ha attraversato tutte le recenti, vorticose fasi dell’informazione locale, nazionale, mondiale: ascesa e crisi, macchina da scrivere e social, tv e streaming, mitizzazione prima e pubblico ludibrio ora. Ma quelle ragazze e quei ragazzi sono puntuali, ancora dopo 30 anni, ogni giorno in edicola. A parlare di Rimini e anche a farci andare il caffè di traverso. E’ il loro compito, è un duro lavoro ma qualcuno lo deve fare. In scienza e coscienza, consapevoli che chi fa un giornale contribuisce in maniera attiva alla salute collettiva. Che è l’esatto contrario di censurare per un malinteso “bene comune”; sapere, verificare, pubblicare è il bene comune. Cosa dire di questo traguardo collettivo se non che arricchisce la comunità riminese e in qualche modo ne segna un pezzetto di storia? Cosa dire di un giornale che già nella testata ha quel sogno per cui la politica sta lavorando da decenni, ovvero quattro redazioni in altrettante città e un’unica bandiera, la Romagna? Avere un’informazione senza padroni e suggeritori non è un affare interno a un giornale ma ha tutto a che fare con la solidità morale di una città. Buon compleanno, Corriere!

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui