Il re scompare, viva il re: grazie di tutto Valentino

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Valentino Rossi lascia con l’onore delle armi: il re scompare, viva il re! Il mondo del motociclismo, e non solo, si ferma per salutare l’addio alle corse del nove volte campione del mondo. Valencia si colora di giallo, la terra di Marc Marquez, Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa, tre sue grandissimi avversari, lo omaggia, nel paddock le sue 9 motociclette iridate in esposizione, i ragazzi dell’Academy scendono in pista con le repliche delle grafiche di casco più belle, mentre su un palazzo nel circuito campeggia il suo volto. Vale ha colorato un quinto di secolo sportivo: dalla fine del ‘90 fino a questo 2021.

Un lunghissimo regno fatto di sfide feroci: quelle con Max Biaggi, con Casey Stoner, con Jorge Lorenzo e con Marc Marquez, l’ultimo, l’odiatissimo dal popolo giallo. I primi tre hanno sotterrato l’ascia di guerra e ne hanno lodato la grandezza in questi giorni, presenziando al gran finale. Con loro anche Dani Pedrosa. Non ha fatto parte del coro Marc, con cui il solco appare ancora troppo ampio o forse troppo più recente rispetto agli altri. In fondo due galli non possono stare nello stesso pollaio ed al campione spagnolo è sempre stato chiaro l’obiettivo: essere più di Rossi. L’asso di Tavullia non vince un titolo dal 2009, non lotta per vincerne uno dal 2015, quando fu proprio Marc ad avere un ruolo fondamentale nel duello Lorenzo-Rossi, ha rotto i ponti con Ducati dopo un biennio avaro di risultati, ha saputo rigenerarsi e rilanciarsi, cambiando spesso uomini al suo fianco, mandando a casa tecnici che sembravano inamovibili. Tutto dimenticato, affetti ritrovati. Solo Honda e Marc non dimenticano.

Al fianco di mister 46 il fido Uccio, gemello dai tempi dell’asilo, Matteo Flamigni, telemetrista di Modigliana (ex di Max Biaggi), e Maurizio Vitali, uomo Agv ex pilota di buon livello. Loro hanno visto tutta l’epopea. E’ diventato non solo campione, ma anche team manager, coltivatore di talenti e imprenditore di grande successo. Il suo popolo giallo, i cosidetti “canarini”, hanno spaccato la tifoseria motociclistica: i puristi, quelli che li considerano i veri appassionati, li guardano dall’alto: troppo partigiani, troppo tifosi, troppo imparziali e “calcistici” i gialli. Nel box Vale è stato il capo di un clan, fatto non solo di collaboratori, ma anche dei giovani piloti, sponsor e di tanti amici.

Pure i giornalisti, persino i più famosi, hanno fatto a gara per avere le sue attenzioni, diventando cantori alla corte del re. Ormai, negli ultimi anni, entrare in contatto con il “Dottor Rossi” era praticamente impossibile, non viveva più il paddock: troppo il clamore e l’attenzione attorno a lui; spessa la coltre che lo proteggeva. Forse solo un’età diversa: tutti ci siamo innamorati del giovane vincitore irriverente, fantasioso e sfaccio dei mondiali 125 e 250; meno del megaboss ed idolo incontrastato. Prima del via, nel box del team Srt Petronas, si prensenta anche il grande Ronaldo, eroe di una Inter perdente e amatissima da Vale una ventina di anni fa. Il brasiliano era uno degli idoli del giovane campione di Tavullia. Una distrazione prima dell’ultima sfida con il tracciato, vissuta con i soliti riti: l’inseparabile Uccio vicino, l’inginocchiarsi a fianco della moto come a parlarle, e l’asfalto ad aspettarlo con tanti avversari.

Saluta Vale e questa MotoGP si sente un po’ sola: come un bambino diventato ragazzo e cresciuto, ma che teme di allontarnarsi il padre che lo ha sempre consigliato. Vale ha portato le gare a una dimensione di interesse planetaria ed ha fatto di uno sport di nicchia un grande evento mediatico. Cosa sarà senza lui in pista? Non dovrebbe cambiare molto, ha cercato di regalarci anche degli eredi: Pecco Bagnaia e Franco Morbidelli su tutti. Rossi saluta da re, si volta verso la sua vera figlia, che attende con la compagna Francesca, e le sua sfide al volante..tutti ad urlare viva il re, in un box gremito, con Migno e Bezzecchi in versione capi ultrà. Già da questa settimana vedremo la MotoGp post Vale.

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