Il ravennate Yuri Ancarani a Venezia con "Il popolo delle donne"

È l’edizione numero ottanta e prenderà il via ufficialmente questa sera al Lido di Venezia con il film d’apertura Il comandante di Edoardo De Angelis, con interprete Pierfrancesco Favino, e con la consegna del Leone d’oro alla carriera a Liliana Cavani.

Ventitré i film in concorso, ma il programma della Mostra del cinema di Venezia è denso di sezioni e rassegne parallele a partire dalle “Giornate degli autori”, promosse da Anac e 100autori, giunte alla ventesima edizione. È in questo ambito che domenica 3 settembre (ore 18) sarà presentato in anteprima il nuovo film del regista ravennate Yuri Ancarani, Il popolo delle donne, prodotto da Dugong Films in collaborazione con il Pac – Padiglione d’arte contemporanea e Acacia – Associazione amici arte contemporanea italiana.

Ancarani torna a Venezia due anni dopo la presentazione del suo precedente film Atlantide nella sezione “Orizzonti”. Un lavoro incentrato sulle esperienze di vita reale di un gruppo di giovani che vivono nel culto dei barchini. Un universo antropologico maschile che è stato finora l’oggetto prevalente dell’esperienza artistica e visiva di Yuri Ancarani, classe 1972, le cui opere – che scaturiscono da una continua commistione fra cinema documentario e arte contemporanea – sono state presentate in numerose mostre e musei nazionali e internazionali.

Al centro, e protagonista assoluta, del nuovo lavoro di Ancarani è Marina Valcarenghi, psicoanalista e studiosa di psicoanalisi sociale, figlia di un eroe della Resistenza, lei stessa con un passato da militante, scrittrice e giornalista (ha diretto il mensile Re nudo) e con alle spalle trent’anni di esperienza come psicoanalista nelle carceri, a contatto con i detenuti per reati di violenza sessuale. Una autorità in materia di violenza e di violenza ai danni delle donne in particolare.

Alla base de Il popolo delle donne – titolo che deriva da una frase della stessa Valcarenghi nel film – una analisi e un assunto netti: la violenza sessuale maschile cui si continua ad assistere soprattutto in Italia è in stretta relazione con la crescente affermazione sociale delle donne, ed «è uno tsunami». «La liberazione femminile è fenomeno arrivato in Italia in ritardo e nel giro di pochi anni» argomenta Valcarenghi. La sua voce, il suo volto, sono quasi gli unici protagonisti del film, girato nel chiostro dell’Università Statale di Milano. «Siamo di fronte a una trasformazione epocale in cui tutti siamo coinvolti, uomini e donne» è il monito che si leva.

Ancarani, il film tocca una questione a dir poco di attualità in Italia. Come è arrivato a lavorare a questo progetto?

«Da molto tempo avevo interesse a indagare il tema della violenza sulle donne. Io viaggio molto e già da tempo percepivo come sia una questione che definirei il problema principale in Italia. Guardando al nostro Paese da fuori si ha una lucidità che forse dall’interno non si riesce ad avere. Certamente è un tema che nel cinema è stato più volte affrontato. Ma trovo che sia avvenuto con modalità che assecondano una certa morbosità, con film che hanno il loro climax nelle azioni di stupro. Ho voluto fare qualcosa che desse semplicemente la parola a chi conosce bene la problematica.

L’analisi che fa Valcarenghi chiama in causa i comportamenti e gli stereotipi maschili ma anche quelli femminili. Il rifugiarsi nella passività delle donne come retaggio anch’esso del patriarcato e nutrimento, tra l’altro, dell’istinto padronale maschile. Retaggi culturali e psicologici così antichi che non scompaiono in breve tempo. Ma forse siamo di fronte alla necessità di una accelerata?

«Ci vorranno ancora diverse generazioni perché il cambiamento accada. Però ci vuole consapevolezza. Ed essere tutti coinvolti, anche noi uomini. Occorre stare attenti a non avere comportamenti sbagliati perché legati ad abitudini, a stereotipi. Questo film è nato non a caso dopo che ho realizzato Atlantide, dove avevo a che fare con giovani maschi adolescenti: ho sentito, percepito, la dinamica del branco».

A proposito di branco. In Italia, è notizia di ieri, c’è chi suggerisce alle ragazze di non bere per evitare il lupo. Cosa ne pensa?

«Siamo a dei livelli di ignoranza che non hanno uguali. Purtroppo, anche nella politica è tutto uno scambio di opinioni e non si ascoltano coloro che sanno. Chi ha detto quella frase (il compagno della premier Meloni, ndr) ha offeso tutte le donne».

Da “Ferrari”a Dario ArgentoER presente

Anche quest’anno il cinema emiliano-romagnolo sarà presente alla Mostra del cinema di Venezia in diverse sezioni. La Regione Emilia-Romagna, tramite la Film Commission, arriva infatti al Lido con il film “Ferrari”, il biopic firmato da Michael Mann sulla figura di Enzo Ferrari. In concorso nella sezione “Venezia classici. Documentari sul cinema”, il film “Dario Argento panico” di Simone Scafidi, prodotto da Paguro Film con la riminese Meclimone. Tra i protagonisti di “Venezia 80” anche il regista e autore bolognese Giorgio Diritti, nel concorso principale con “Lubo”, mentre la casa di produzione bolognese Genoma Films sarà nel programma delle “Notti veneziane” delle Giornate degli autori con il film “Nina dei Lupi”, terzo lungometraggio di Antonio Pisu, con interprete Sergio Rubini. A.G.

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