Il pieno con gli scarti della frittura: il biodiesel a Ravenna

Il diesel per il pieno? Viene da materiali vegetali di scarto e olio da frittura. E’ in vendita anche a Ravenna, uno dei primissimi distributori in Italia, il gasolio prodotto al 100 per cento da materie prime rinnovabili. E costa come il Blu Diesel (altrimenti brandizzato come diesel+), ossia il carburante con un più alto numero di cetano, cioè con un’accendibilità maggiore. Da circa una settimana è disponibile nel distributore Eni di via Romea Nord, vicino alla zona Bassette, gestito da Paolo Contavalle. Il carburante si chiama HVOlution, ed il ramo Sustainable Mobility del Cane a sei zampe lo ha certificato ai sensi della direttiva europea come totalmente green.
Per ora è in vendita in sole 50 stazioni di servizio in tutta Italia. Da marzo saranno 150 i punti vendita che l’avranno disponibile. HVOlution è un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. Un prodotto che Eni ritiene possa «contribuire all’immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perché utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate, di cui mantiene invariate le prestazioni».
Il biocarburante nasce dall’investimento realizzato dal 2014 con la trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie, che dalla fine del 2022 sono palm oil free. Il diesel infatti viene estratto da materie prime vegetali di scarto e olii non edibili. Per la prima volta è venduto “in purezza”, ma già dal 2016 il biocarburante era presente al 15% proprio nel Diesel +, disponibile in oltre 3.500 stazioni di servizio in Italia. Un prodotto che, secondo Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility potrà svolgere «un ruolo importante nella decarbonizzazione della mobilità, anche del trasporto pesante. Questo prodotto arricchisce l’offerta nelle stazioni di servizio, affiancandosi all’attuale proposta di prodotti low-carbon, come le ricariche elettriche, e di servizi per le persone in mobilità».
Per implementare questa produzione Eni ha stretto accordi in diversi paesi dell’Africa tra i quali Kenya, Mozambico e Congo, dove sta sviluppando una rete di agri-hub «in cui – sottolinea una nota del Cane a sei zampe - verranno prodotti olii vegetali in grado di crescere in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare». Recentemente, dal Kenya è arrivato nella bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell’agri-hub di Makueni, mentre a Venezia è giunto quello da olii di frittura esausti. L’obiettivo è di coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025.