Il nuovo album di Claudia Berti, "Light and shade"

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«La musica è architettura liquida e l’architettura è musica congelata». C’è anche questa citazione di Goethe tra le ispirazioni della pianista riminese Claudia Berti, che ha pubblicato di recente il suo nuovo album Light and shade, prodotto da Andrea Felli (Acanto). Il piano è al centro della poetica musicale di questo disco formato da composizioni di autori contemporanei.

Minimalismo, temi popolari nordici, richiami alle armonie barocche evocano atmosfere contemplative, panorami immensi e notturni paesaggi metropolitani, e immergono l’ascoltatore in una dimensione profonda e commovente. Claudia Berti interpreta così Jóhann Jóhannsson, Max Richter, Nils Frahm, Julien Marchal, Dustin O’Halloran, Ólafur Arnalds, lo stesso Felli.

Avvicinatasi alla musica sin dall’infanzia, Berti ha studiato pianoforte dall’età di nove anni. Da allora si è immersa nello studio della musica classica, antica e contemporanea, completando gli studi accademici di pianoforte e di clavicembalo e affiancando lo studio del repertorio d’organo antico e liturgico. Al piano come al clavicembalo usa una personale cifra espressiva, ottenuta attraverso una particolare attenzione al tocco e alla nitidezza dell’articolazione e una ricerca di sonorità morbide e sensuali, che sottendono alle incisioni del repertorio antico in Froberger, Dowland e Sweelinck e a quelle dei contemporanei Marchal, Frahm, Arnalds, Richter e Jóhannsson.

L’idea del progetto discografico è nata in seguito a un’esibizione in pubblico, avvenuta un anno fa, prima che la pandemia entrasse prepotentemente a sconvolgere ogni piano.

Berti, cosa è accaduto in quel momento?

«Un anno fa l’amico architetto Fabio Mariani mi ha chiesto di suonare dal vivo questo repertorio durante una sua conferenza sulle passioni, e io mi ci sono sentita a mio agio in maniera quasi sorprendente, risuona in una naturale sintonia con la mia sensibilità musicale. Da lì Andrea Felli ha avuto l’idea dell’album e così è nato questo lavoro in cui il piano con le sue sonorità morbide e delicate è qui il protagonista assoluto».

In che modo avete scelto i brani?

«Abbiamo scelto autori contemporanei e brani in armonia con la mia cifra stilistica che predilige l’attenzione al tocco. C’è stato un grande lavoro di ricerca, perché talvolta gli spartiti non erano semplici da reperire e ho avuto il periodo del lockdown per approfondire a pieno ogni nota. Sono spesso brani che fanno parte di colonne sonore (è presente anche Max Richter, autore delle sonorità che accompagnano la fiction L’amica geniale) e per questo capaci di evocare atmosfere, di arrivare in profondità e di riuscire anche a dialogare con un pubblico ampio. Un’altra caratteristica che li accomuna sono i titoli molto suggestivi, capaci anch’essi di trasportare in dimensioni lontane».

L’album è accompagnato anche da un video di Daniele Quadrelli.

«Sì, per il video abbiamo scelto Insight XXXIII, un brano del compositore francese Julien Marchal. L’ambientazione è quella della Tenuta Mara, che ha un meraviglioso pianoforte Fazioli residente e che sarebbe perfetta anche per future esibizioni dal vivo. Sento la necessità di eseguire questi brani davanti a un pubblico perché hanno una forte componente comunicativa, sanno arrivare già dal primo ascolto e si lasciano scoprire con il tempo, emozionando. Accanto alla realizzazione del video, abbiamo iniziato un importante lavoro sulle immagini con Veronica Bronzetti creando una sinergia che continuerà nel dialogo tra musica e fotografia».

L’albumè su tutte le piattaforme digitali e non appena possibile verrà presentato dal vivo.

Info: www.claudiaberti.com

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