Il Ligabue di Mario Perrotta a San Mauro Pascoli

Archivio

Il cartellone di “Revèrso” nella pascoliana Villa Torlonia a San Mauro ospita stasera alle 21.30 “Un bès. Antonio Ligabue”, monologo che l’attore narratore Mario Perrotta ha scritto per omaggiare il “genio matto di Gualtieri”. “Un bès” è il primo testo di una trilogia che il protagonista ha dedicato al pittore naif della bassa emiliana Antonio Ligabue (1899-1965). È anche un testo che ha portato molta fortuna al suo interprete. Salentino di origine, emiliano di adozione, Perrotta (1970) ha vinto prestigiosi premi con questo titolo che non è stato molto rappresentato in Romagna (lo si ricorda al Petrella di Longiano nel 2015 e a Riccione), anche per questo la data sammaurese è un’occasione.

Il regista Giorgio Diritti è rimasto affascinato dallo spettacolo di Perrotta convincendosi definitivamente sulla realizzazione del film su questo personaggio (“Volevo nascondermi” uscito nel 2020, protagonista Elio Germano, c’è anche il romagnolo Denis Campitelli). Il testo riscopre l’origine di Ligabue, figlio illegittimo, mandato in Svizzera, fatto adottare, sbattuto quindi in Italia a 19 anni dalla famiglia adottiva. Un travaglio continuo per questo matto di paese costretto pure al manicomio, confortato solo dalla sua pittura. Desideroso, invano, di potere ricevere un bacio da una donna.

Perrotta, dal 2013 il suo “Un bès” continua ad essere titolo molto richiesto.

«Sicuramente è quello che mi ha portato i riconoscimenti più importanti (anche il Premio Ubu 2013 come Miglior attore protagonista, e il Premio Hystrio-Twister 2014 come miglior spettacolo dell’anno per il pubblico). Non solo; attualmente stanno girando tre versioni internazionali di “Un bès” tutte con la mia regia; la versione in lingua inglese è stata premiata a un festival di New York; quella in francese è stata ospitata anche al prestigioso festival di Avignone, un’altra è in lingua tedesca e gira tra Germania e Svizzera. Per la versione originale utilizzo il dialetto emiliano avvicinandomi alla terra di Ligabue».

Anche il regista Giorgio Diritti l’ha applaudita.

«E ha pure dichiarato che la visione dello spettacolo “Un bès” è stata importante per lui. In camerino mi ha confidato che le indecisioni che aveva sul fatto di realizzare o meno il film sul pittore, le ha risolte dopo avere visto questo mio spettacolo».

Nonostante il personaggio legato alla terra emiliana, il successo è internazionale, proprio come le opere pittoriche.

«Ha successo ovunque, a teatro come nel cinema, perché la vicenda umana del personaggio è universale. Racconta la storia dello scemo del paese, del diseredato, e in qualunque parte del mondo c’è un diseredato posto ai margini dalla società. Io ero memore dello sceneggiato degli anni ’70 con Flavio Bucci, che fu meraviglioso, per cui sapevo già la portata di quella storia».

Per questo l’ha scritta?

«No, tutte le mie scritture nascono da una necessità urgente, bruciante, non mi interessa quanto e dove gireranno. “Un bès” è nato dal bisogno di parlare di diversità. Allora stavo per diventare padre di un bambino in arrivo dal centro Africa, sapevo quindi che sarebbe stato diverso per il colore della pelle, diversità che per mia moglie ed io è valore, ma che per qualcuno in questo nostro paese è un problema, avevo quindi bisogno di buttare fuori le mie fragilità sulla diversità. Oggi quel bambino ha quasi 9 anni, la sua bellezza e la gioia che ha portato fanno da contraltare all’imbecillità di qualunque razzismo».

È vero che, nel raccontare Antonio Ligabue, si cimenta anche da pittore?

«È così, disegnare in scena mi è venuto spontaneo, la pittura non si insegna è un qualcosa che si ha o no dentro. Così su fogli enormi prendono corpo i fantasmi di Ligabue, e il pubblico fa a gara a rubarei fogli buttati per terra».

Euro 15-12.

Info: 370 3685093

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui