Il fisarmonicista Zanchini: un'orchestra in due mani
Simone Zanchini è un fisarmonicista nato a Novafeltria, ora residente a San Leo, tra i più importanti interpreti italiani dello strumento, che usa in una quantità infinita di diverse formazioni e progetti, dalle orchestre sinfoniche al duo, quartetto e quintetto jazz, dall’assolo all’orchestra romagnola. Recentemente si è esibito al Teatro alla Scala di Milano con l’Ensemble Strumentale Scaligero su musiche di Richard Galliano.
Zanchini, come decide di avviare un progetto? Sceglie le persone con cui vuole collaborare poi viene il progetto, o parte da un’esigenza artistica e cerca poi le persone adatte con cui metterla in opera?
«È cambiato nel tempo; i progetti “giovanili”, come ad esempio il quintetto Fuga per Art, del 2005, nascevano più dall’esigenza di fare qualcosa, in quel caso un omaggio al mio guru e maestro Art Van Damme. Col tempo si crea un “rolling”, le cose cominciano a girare, e incontri persone con cui c’è sintonia, quindi parti da queste, per arrivare a cosa fare».Uno dei suoi progetti più rappresentativi è “Casadei Secondo me”, dedicato alla musica di Secondo Casadei.
«Quello è nato grazie al Ravenna festival del 2013, che era interamente dedicato alla musica da balera. Il maestro Muti e Cristina Mazzavillani mi chiesero di dare una veste jazz alla musica di Romagna; devo essere onesto dicendo che diversamente non mi sarei mai sognato di farlo, perché toccare Secondo Casadei è un grande onore, ma anche un grande onere. Ci ho pensato un bel po’ prima di accettare, poi mi sono detto che se Ravenna festival decideva di dedicare un’edizione alla musica romagnola, qualcosa di importante stava succedendo, e mi sono lanciato. Ci avevano visto lungo, perché poi i progetti simili si sono moltiplicati, e anche il mio resiste tuttora».C’è un progetto che le ha dato più soddisfazione di altri?
«Da giovane avevo due idoli: gli americani Art Van Damme, di cui abbiamo detto, e Frank Marocco, il più grande fisarmonicista bop di sempre. Van Damme purtroppo era vecchio e non suonava più, quindi ho solo potuto fare un omaggio, mentre con Marocco, che all’epoca era settantacinquenne, ma ancora in forma, sono riuscito a suonare nel 2006, prima della sua scomparsa sei anni dopo. Tra i più recenti, quello di maggior successo e soddisfazione è il duo con Gabriele Mirabassi , che continua tuttora. Ci unisce lo stesso gusto per l’improvvisazione, e il fatto che entrambi suoniamo strumenti di legno, clarinetto lui e fisarmonica io: due suoni morbidi che si uniscono».Quello più particolare è però il duo Jazz e Motociclette con il sassofonista Stefano “Cocco” Cantini.
«Con il Cocco c’è grande sintonia, anche se non riusciamo a frequentarci più di tanto perché lui abita a Grosseto. Quando suoniamo insieme, lo facciamo esclusivamente in luoghi raggiungibili con percorsi scenografici in motocicletta, da cui il nome del duo. Io possiedo due Harley Davidson e sono pazzo per la moto: quando vado a suonare con lui parto da San Leo in moto, con la fisarmonica imbragata dietro, e mi faccio tutte le curve dell’Appennino e la pianura della Maremma; che meraviglia! Cocco invece usa la Bmw, e mi mancano tanto i viaggi insieme a lui per andare a suonare; nella scheda tecnica del nostro concerto c’era anche il modello della moto che avremmo usato per andarci!».Quando suona da solo, invece, che sensazioni ha?
«La dimensione del solo mi ha sempre interessato tanto, perché è molto intima, e consente al musicista di mettersi alla prova con sé stesso. In quel caso la relazione è solo con il pubblico, quindi l’ascolto e l’energia sono al massimo. È una delle mie formule preferite, anche per via dello strumento che suono: la fisarmonica è un’orchestra in una scatola, quindi ti consente di essere autonomo in tutto per tutto. Ho fatto tre dischi così, anche se ultimamente mi capita meno di suonare dal vivo da solo».Scendendo più sul tecnico, lei usa la fisarmonica per l’improvvisazione di derivazione “bop”, e usa molto l’elettronica, due fattori che solitamente non si associano al suo strumento. Si sente originale in questo?
«Se sono originale lo devono dire gli altri, sicuramente posso dire che ho aperto delle strade, non senza fatica, poi seguite anche da altri musicisti. Essere pionieri nel tempo ripaga, ma trent’anni fa la considerazione della fisarmonica nel jazz e nella musica colta era molto inferiore. Consideri che nel 1998 sono stato il primo diplomato in fisarmonica classica al Conservatorio di Pesaro; fino al 1992 non esisteva nemmeno un corso di fisarmonica classica. A 50 anni vedere che dei giovani seguono la mia strada mi dà soddisfazione».Info: www.simonezanchini.com