Il fascino eterno dell'Oceano fino all'arrivo a Porto

E' andata in archivio la sesta tappa; Albergaria a Velha-Porto per un totale fra deviazioni, piccoli errori di percorso (il Cammino continua ad essere mal segnalato) di circa 70 km. Usciti da Albergaria abbiamo percorso un primo tratto in un bosco prevalentemente di eucalipti con segni di un recentissimo incendio (alcuni tronchi fumavano ancora!) con un paesaggio circostante veramente desolante e impressionante tanto da suscitare angoscia. Abbiamo cercato di fare un percorso alternativo dirigendoci verso la costa; nell’attraversamento di un piccolo paesino (Pardilho) abbiamo familiarizzato con alcuni ciclisti canadesi (in particolare una signora) diretti a Lisbona rincuorandoci e complimentandoci reciprocamente: il cammino di Santiago accende queste scintille di umanità, di necessità di interloquire anche solo per scambiarsi un sorriso e dirsi Buen Camino.

Abbiamo finalmente raggiunto la costa; il mare, l’Oceano, ci è apparso davanti nella sua maestosità e potenza; la brezza, i garriti dei gabbiani, l’odore salmastro ci hanno rinvigorito, ci hanno dato nuove forze ed energie. E’ stata una grande emozione che ci ha ripagato di tante fatiche; continueremo a portare negli occhi e nel cuore lo spettacolo della grande distesa bleu. L’avvicinamento a Porto è stato facilitato da una lunga ciclabile che ci ha accompagnato fino all’ingresso della città. Ma avevamo fatto i conti senza l’oste; oggi si correva a Porto una tappa del giro di Portogallo, per cui tutta la città era bloccata e questo ci ha costretto ad un’estenuante camminata spingendo la bicicletta a mano per raggiungere la sede dove stanotte si riposerà. Si è attraversato a piedi il ponte Dom Luis I sul fiume Douro (fine XIX secolo). E’ stata comunque una faticaccia che ha lasciato il segno sulle nostre gambe.

Sul Douro si possono ancora vedere le vecchie barche che servivano per il trasporto del pregiato vino Porto. Oggi nel fiume in occasione della tappa del giro di Portogallo si potevano apprezzare evoluzioni acquatiche di motoscafi e moto d’acqua. Rapido giro della Cattedrale (XII sec) per ottenere i timbri della Compostela e per ammirare gli azuleios che ne abbelliscono le facciate. Vista anche la Estacao de Sao Bento, edificio dei primi del 900, che nell’atrio presenta azuleios che rappresentano scene di vita popolare, una ministoria dei trasporti prima della ferrovia e alcuni grandi avvenimenti del passato come l’ingresso a Porto di Joao I e la presa di Ceuta. Ammirato anche il campanile dell’igreja dos Clericos, il più alto del Portogallo. Il lungofiume (Ribeira) resta comunque il posto ideale per una passeggiata ed è frequentatissimo da gente di tutte le età soprattutto al tramonto e tutto questo contribuisce a congiungere in maniera indissolubile la città con il fiume Douro.

Secondo Saramago Porto è “un’armonia fra il granito e i colori della terra che il granito accetta, a eccezione dell’azzurro se col bianco trova un equilibrio nell’azuleio”. E a proposito di equilibri la città, caotica, multietnica, pare oggi veramente alla ricerca di un equilibrio tra tradizione- storicità e modernità, cosa che mi sembra caratteristica di tutto il Portogallo con una grande disparità fra poche città come Lisbona e Porto ormai rivolte al futuro e il resto del paese, ancora abbondantemente agricolo, legato invece alla tradizione e caratterizzato da una povertà ancora abbondantemente diffusa.

Il Cammino di Santiago non è soltanto percorrere chilometri di trasferimenti in un altro paese, ma cercare di capirne anche gli aspetti sociali per meglio calarsi nella realtà che si sta vivendo anche se per un breve periodo di tempo. Camminare verso Santiago è una scuola di vita! Domani si riparte, anche se Porto richiederebbe alcuni giorni di permanenza, vista l’abbondanza di monumenti, per arrivare a Barcelos l’ultimo paese in cui soggiorneremo in Portogallo. La Spagna è alle porte! Buen Camino.

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