Il faentino Gabrio Gentilini a Roma con "La commedia degli errori"

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Due coppie di gemelli identici, vestiti in maniera simile, si ritrovano nella stessa città, nello stesso giorno. L’inaccettabile diventa accettabile, l’assurdo e quello che ha senso entrano in collisione e la follia e la sensatezza combattono fra loro per prevalere. La commedia degli errori in scena al Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Roma dal 15 luglio, considerata da alcuni il primo testo di Shakespeare, oscilla tra gli estremi della farsa e quelli della commedia romantica. Protagonista è ancora una volta il faentino Gabrio Gentilini che sta diventando sempre di più un attore shakespeariano. Ne abbiamo parlato con lui.

Gentilini, perchè accettare questa sfida teatrale?

«Perché è sempre un grande piacere, prima di tutto fare il mio lavoro e poi poterlo fare in questo luogo meraviglioso che sento ormai come casa».

In scena lei è il duca Solino. Come si è preparato per impersonarlo?

«Lavorando sull’archetipo dell’autorità virtuosa. Solino è capace di applicare la legge secondo il criterio del “bene superiore”, che tutela sempre la sua gente. È molto affascinante vestirne i panni, anche perché molto in contrasto con i nostri governanti dell’epoca attuale».

Come lo descriverebbe?

«Un uomo giusto, più autorevole che autoritario. A servizio del suo popolo. Un animo dotato di fermezza ma anche di empatia, aperto all’ascolto, al dialogo e in grado di mettere se stesso e la legge che rappresenta in discussione.

Viene definita una “farsa poetica”, perchè?

«Siamo in un contesto completamente favolistico, dove tutto ciò che viene rappresentato è volutamente poco verosimile, ma funzionale ad accentuare le tematiche centrali dell’opera, fra tutte “ciò che è non sempre è ciò che appare”».

Non è la prima volta che si cala nel teatro del drammaturgo: per lei cosa rappresenta Shakespeare?

«Sicuramente una colonna portante del teatro mondiale e ogni volta una grande sfida poetica entusiasmante da accogliere e rappresentare».

E il teatro?

«La più grande rappresentazione e metafora vivente della vita».

Cosa vuol dire stare sul palcoscenico del teatro romano che porta il nome di Gigi Proietti?

«È sempre un privilegio e un onore. Proietti, assieme ai suoi collaboratori e alla sua famiglia che oggi portano avanti questo progetto mantenendone vivo lo spirito, ha creato una realtà che è diventata la casa estiva per tanti artisti e professionisti del settore. È sempre molto bello ritrovarsi con tutti i colleghi, in un luogo stupendo e con un pubblico così appassionato e caloroso».

Nuovi progetti?

«“Macbeth” a settembre al Globe Theatre e poi “La dodicesima notte” a ottobre al Teatro Olimpico di Roma (sarà la prima volta che uno spettacolo del Globe Theatre di Roma verrà rappresentato fuori dal suo teatro). E poi altri progetti che spero prendano forma per poterli condividere con voi».

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