Il dizionario Ragazzini, che ha reso immortale il suo creatore

Ce l’abbiamo tutti in casa “il” Ragazzini, premiato dizionario bilingue inglese-italiano, reso famoso dal nome del suo papà, un po’ come “il” Rocci, monolingue, croce ma anche oggetto di amore totalizzante per tanti studenti di greco. Fu una vera rivoluzione, quella di Giuseppe Ragazzini, nato a Modigliana cento anni fa, il 1° settembre 1923, che la sua città ricorda da oggi, 22 settembre, con una due giorni curata dai Servizi culturali e da Erika Nannini.

Laureato in Lettere con una tesi su Goethe, Ragazzini insegna prima alle scuole superiori e poi diventa professore ordinario di Lingua e letteratura inglese alla facoltà di Economia e commercio di Bologna dove resta fino al pensionamento. Alla Zanichelli approda nel 1958 e per i successivi quarant’anni cura personalmente tutte le edizioni con una squadra di una trentina di collaboratori. Dalla casa editrice gli viene conferito il premio “Penna d’oro” destinato agli autori i cui libri raggiungono il milione di copie vendute, e poi una seconda “Penna d’oro” per aver superato i due milioni.

La prima edizione del dizionario viene pubblicata nel 1963 «in un mondo completamente diverso – ci ricorda con un pizzico di rinnovata sorpresa John Johnson, coordinatore, o meglio “direttore d’orchestra” in Zanichelli, della squadra che dal 2003 ogni anno aggiorna il dizionario –. Ma Google non esisteva nemmeno quando fui assunto io nel 2002, non si usava la digitalizzazione, gli strumenti di comunicazione erano diversi. Mi lascia ancora sbalordito anzi pensare a come si lavorava allora, creando da zero rapporti fra le due lingue, un impegno che aveva dimensioni difficilmente afferrabili».

Non è un’iperbole: “il Ragazzini 2023” comprende 400mila voci e significati, 3mila verbi composti, 120mila termini specialistici… e tanto altro per rendere più facile l’esistenza a studenti e traduttori.

«Ma oggi abbiamo Internet – riprende Johnson –: lui lavorava con la televisione, i libri, le fonti, creando dal nulla una rete di relazioni fra le lingue. Frequentare le accezioni lessicografiche, le loro diversità senza la ricchezza di strumenti che abbiamo noi era veramente un lavoro da pioniere, oltre che da certosino».

Ci fa un esempio?

«Un termine medico: a me bastano cinque minuti per vagliarne senso e corrispondenze. A lui e al suo staff occorreva consultare manuali e tecnici, verificare l’esattezza di resa fra le due lingue…».

Spesso noi infarciamo il nostro discorso con termini inglesi, anche mal digeriti: ma esiste anche una italianizzazione dell’inglese?

«Il passaggio principale in questo senso è quello dei termini legati al cibo anche se a volte avviene con storpiature grammaticali o di contenuto, come il “panini” usato esclusivamente al plurale. Nel Settecento invece il primato musicale dell’Italia portò nell’inglese un lessico legato a quella dimensione, utilizzato ancora».

E l’italiano?

«Ha mutuato termini in cui c’è una supremazia inglese, quelli legati all’informatica, alla tecnologia… E anche qui i significati possono cambiare leggermente rispetto all’originale specie se le parole vengono assunte dal linguaggio popolare o giornalistico, che a volte pare volersi… internazionalizzare a tutti i costi».

Ci sentiamo sempre un po’ provincia…

«E si dimentica per esempio che un’espressione in voga come “cancel culture” in italiano ha un tono quasi di mistero che in inglese non ha. Ma le lingue evolvono e si mescolano, è così da sempre: in questo è importante il dizionario, che media fra due realtà linguistiche e resta uno strumento didattico di assoluta efficacia».

Stamane (ore 10) a Ragazzini viene intitolato il nuovo collegamento tra la scuola Pietro Alpi e la Silvestro Lega. Alle 11, al Teatro dei Sozofili, John Johnson racconta agli studenti storia e misteri di un dizionario.

Sabato 23, infine, inizia alle 9 il convegno “Il professor Giuseppe Ragazzini, l’uomo oltre il dizionario”. Intervengono, fra gli altri, Paola e Marco Ragazzini, i docenti Gabriele Paleari, Paul Bayley e Donna Miller e gli amici di Ragazzini Felice Caracciolo e Silvano Soprani.

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