Il Comune di Bagno perde causa con un privato per vano e terreni

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Nel 2016 un privato ha avviato una causa per usucapione nei confronti del Comune, per il riconoscimento della proprietà di alcuni beni che l’ente pubblico invece riteneva suo patrimonio. Per colui che poi il Tribunale di Forlì ha riconosciuto come proprietario si trattava di beni di cui aveva il «possesso pacifico, esclusivo e ventennale»; per il Comune invece si trattava di «area e corpi edilizi ubicati in centro storico, detenuti senza titolo» dal privato.

Il cittadino aveva anche richiesto l’avvio di una procedura di mediazione, ma il Comune non ha aderito al procedimento conciliativo «ritenendo i beni oggetto del contendere indisponibili». Il tribunale alla fine si è espresso a favore del privato, riconoscendo la sua proprietà dei beni. Per un vano si riconosce la proprietà e per due frustoli di terreno viene dichiarato l’acquisto per usucapione. Si tratta di un immobile nel centro di Bagno di Romagna, con un negozio di frutta e verdura sulla via Manin e con il retro dell’edificio verso la via Circonvallazione.

Per definire la situazione dei beni, e in particolare per chiarire se si trattava di beni del patrimonio comunale o meno, il tribunale ha incaricato un consulente tecnico. La sentenza del tribunale, divenuta esecutiva e notificata al Comune all’inizio di quest’anno, era stata pubblicata lo scorso anno. Alla fine è rimasto a carico del Comune il pagamento delle spese, quantificate in 9.780,65 euro e finanziate come intervenuto debito fuori bilancio attraverso una specifica variazione di bilancio.

Il cittadino, ha spiegato il sindaco Marco Baccini in consiglio comunale, «pretendeva il riconoscimento della proprietà di un manufatto sotterraneo e un frustolo di terra. Sulla base di una consultazione all’interno della struttura comunale si decise di resistere, perché pareva esserci la possibilità di una vittoria e anche per giungere poi a una eventuale transazione. Quindi resistemmo per cercare alla fine una transazione, che abbiamo ricercato più volte, ma che poi non si è concretizzata perché il privato aveva delle richieste eccessive rispetto a quello che era il valore dei beni».

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