Il caso: il mercato di Forte dei Marmi

In mezzo a tanti mercati, anche grandi, ma sostanzialmente anonimi, c’è una case history di successo che attorno al concetto di commercio ambulante ha costruito un progetto commerciale di grande spessore, conosciuto in tutta Italia con il nome di “Gli ambulanti di Forte dei Marmi”. Nelle loro tappe, dati alla mano, attirano oltre 20mila persone interessate anche solo a dare un’occhiata a quelle bancarelle del tutto insolite, perché ricche di una qualità che spesso si tende a non associare alla parola “mercato”. Tra le bancarelle degli ambulanti di Forte dei Marmi si possono trovare capi di abbigliamento da mille euro e scarpe da sei-settecento euro. Insomma, non stiamo parlando propriamente di prezzi accessibili a tutti, «ma è proprio sulla qualità che abbiamo costruito il nostro successo» spiega bene Andrea Ceccarelli, presidente del consorzio che gestisce e tutela il marchio.
«Siamo nati vent’anni fa – racconta – tra le bancarelle che il mercoledì riempivano Piazza Marconi a Forte dei Marmi (dove ancora oggi viene fatto il mercato). L’idea ci venne perché ogni estate c’erano gruppi di clienti che venivano a trovarci da ogni parte d’Italia solo per acquistare i nostri prodotti. A quel punto ci siamo detti: perché, d’inverno, non andiamo noi da loro?». È così che è stato costruito un brand ormai iconico attorno al quale ruotano tra le sessanta e le settanta piccole aziende familiari. «Cerchiamo di mantenere ristretto il numero – spiega sempre Ceccarelli –, perché, tornando al discorso iniziale, per entrare a far parte del gruppo bisogna vendere prodotti di qualità». «Purtroppo – aggiunge sempre il presidente del consorzio “Gli ambulanti di Forte dei Marmi” – il commercio ambulante si è adeguato a un concetto di risparmio che, prima, non gli apparteneva. Lo dico con tutto il rispetto per gli ambulanti, ma la realtà è questa. Noi, invece, cerchiamo di dare prodotti che non si trovano più». Anche se il vero giudice, alla fine, è sempre e solo la clientela.