"Ifigenia" al Plautus festival di Sarsina

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La mitologia è un ricco serbatoio di soggetti utili ad abili drammaturghi, a ricavarne storie per coinvolgenti tragedie teatrali; anche i personaggi femminili si trasformano in eroine iconiche per raccontare, con linguaggio antico, il nostro presente. Così in arena di Calbano, stasera alle 21.30 fa ritorno al Plautus sarsinate la tragedia Ifigenia in Aulide in una versione di 95 minuti scritta da Fabio Sinisi, per la regia di Alessandro Machìa. Sia Eschilo che Sofocle ed Euripide dedicarono più di una tragedia a Ifigenia, ma ad oggi avanzano solo quelle euripidee, fra cui appunto questa “Ifigenia in Aulide” che venne rappresentata dopo la morte dell’autore, dal figlio Euripide il giovane (406-05 a.C.) e rimaneggiata nel finale; nel 1674 fu il più moderno Racine a riprendere la stessa tragedia con successo. Euripide affronta Ifigenia come personaggio sacrificale; il padre Agamennone, comandante dell’esercito greco, chiama la figlia col pretesto di darla in sposa ad Achille eroe acheo. In realtà “deve” sacrificare la ragazza sull’altare di Artemide, per ottenere dalla dea il vento necessario a far sì che la flotta greca, bloccata in Aulide da bonaccia, possa salpare nella spedizione contro Troia. A vestire i panni del padre Agamennone è il navigato attore siciliano di Modica Andrea Tidona (1951) interprete anche di molti film (è stato il giudice Giovanni Falcone nella serie Mediaset “Il capo dei capi”), nel 2004 ha vinto il Nastro d’argento per il film “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana, qui in un personaggio complesso e tormentato. Alessandra Fallucchi è Clitemnestra, altro attore di lunga data e frequentazione teatrale è Paolo Lorimer come Menelao; Roberto Turchetta è Achille, Carolina Vecchia interpreta Ifigenia. Le voci femminili del Coro Lorenza Molina, Irene Mori, Vanessa Guidolin, Chiara Scià, scandiscono momenti dell’azione.

Scrive nelle sue note il regista Machìa che «Ifigenia in Aulide è una tragedia ambigua in cui, come nell’Alcesti, si mette in scena un sacrificio e una morte che poi si rivelano apparenti. Gli dèi di fatto non ci sono più, il tragico sembra franare: gli eroi in Euripide sono solo uomini lacerati, deboli, mutevoli che agiscono in base ai propri desideri e paure, lontani dal modello omerico ed eschileo. Ciò che domina è la ragione strumentale e il discorso del potere».

Seguendo l’idea del mito secondo Euripide, il regista fa emergere la violenza del testo e le contraddizioni di personaggi che Euripide presenta come “umani troppo umani”, creando una tensione fra mito e realtà.
Info: 0547 698102

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