“I due gemelli veneziani” di Goldoni, al teatro Bonci

Il teatro Bonci apre il sipario alla prosa. Stasera alle 21 (con replica domenica alle 16) va in scena “I due gemelli veneziani” (1747) di Carlo Goldoni, per la regia di Valter Malosti; dieci gli attori e una festa per il pubblico, che ha aderito in massa a questo titolo che invoglia al sorriso. È una “prima” stagionale riallestita dal regista al Bonci. Ambientata a Verona, l’incipit della commedia vede lo sciocco Zanetto, cresciuto a Bergamo, a Verona per incontrare la futura sposa Rosaura, figlia del dottor Balanzoni. Zanetto ha un fratello gemello, Tonino, cresciuto a Venezia, dotato di intelletto e fascino. Anche Tonino si trova a Verona per vedere la sua Beatrice. Da lì coincidenze ed equivoci portano a uno scambio dei due gemelli che finiscono in tante peripezie. È Marco Foschi, prolifico attore di teatro, cinema, tivù, a interpretare il doppio ruolo dei gemelli.
Malosti, fra le sue regie non mancano i classici, ma è la sua prima volta con Goldoni; perché solo adesso ha deciso di affrontarlo?
«Goldoni l’avevo sfiorato tanti anni fa, negli anni Novanta. Feci un piccolo progetto di studio e ricerca musicale con Ezio Bosso, con cui ero amico e ho lavorato tanto, a partire dal testo goldoniano “Il genio buono e il genio cattivo”. Ho ancora le bellissime musiche che Ezio compose. Lo sentivo però lontano Goldoni, più letterato che uomo di teatro».Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Ho scoperto Goldoni attraverso la lente di Giorgio Strehler. Mi capitò di leggere la sceneggiatura che Strehler fece dei “Mémoires” di Goldoni per la televisione. Mi è piaciuta tantissimo, si notava una sovrapposizione tra Strehler e Goldoni e il famoso regista lo considerava un uomo profondamente di teatro. Così ho cominciato a studiarlo, scoprendo nel veneziano un regista ante litteram ma soprattutto, cosa che a me interessava, un uomo di teatro. Non solo; insieme a Piermario Vescovo che mi ha aiutato nella parte scientifica, ho studiato la biografia dei suoi attori e ho capito Goldoni! Nel senso che ciò che intende per vita non è la società, la cui critica è sullo sfondo, ma è la sua realtà, la sua vita. In Goldoni prevale la vita reale di persone che conosce bene, che mescola ai caratteri, quando scrive per loro».Dopo questa ricerca, che lettura ha scelto per i Gemelli, fedele o personale?
«È una lettura che, pure rispettosa dell’autore, mi sollecita riflessioni. I gemelli sono curiosi perché in loro c’è un doppio mondo, sia romanzesco (lui trae da Marivaux e dal tema dei Menecmi di Plauto), sia reale. C’è la commedia rappresentata dal gemello stolto Zanetto, mentre Tonino è personaggio più realistico, crudo, violento, più veneziano! Ma poi quella comicità lascia il passo ad altro. Come cortocircuito ho pensato a Pulcinella, che ho aggiunto in scena come collegamento dei due mondi, di confine tra vita e morte».La morte incupisce dunque la sua commedia?
«Si ride molto, ma è come un quadro restaurato, ho fatto venir fuori anche lo sfondo più scuro, come la Verona violenta in cui la commedia è ambientata, che ho trasposto nell’Ottocento. La morte di Zanetto è come un funerale dello Zanni fatto sostanzialmente dal clown stesso; cosa che mi ha rimandato a Fellini e al finale bellissimo del suo “I clowns”. Quando i vecchi importanti clowns si riuniscono per il funerale di uno di loro a significare un’arte morente, che sta evaporando. Il film è citato in una parte di testo che recita Pulcinella».Che dire dei suoi attori e di questo inizio teatrale del Bonci?
«Gli attori sono bravissimi e centrati per la parte; Il Bonci sembra avere una rifioritura, siamo al 50% di abbonamenti in più rispetto all’anno scorso. Da direttore privilegio la qualità e un teatro per tutti».Dopo Cesena, lo spettacolo sarà al Galli di Rimini da venerdì 28 a domenica 30 ottobre.
Info: 0547 355959