Grazie ai batteri potrà nascere anche l’acetone sostenibile

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L’acetone, un solvente utilizzato nella vita di tutti i giorni per diverse cose (dalla rimozione dello smalto per unghie e la pulizia dei tessuti alla produzione di plastica), potrebbe ottenere una spinta alla sostenibilità grazie a un nuovo ceppo di batteri che è stato progettato da un team di ricerca giapponese. Il lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Amb Express, mostra il ruolo dei Moorella thermacetica, batteri amanti del calore e produttori di acetone. Il solvente viene tipicamente prodotto attraverso un metodo economico ma non sostenibile, sviluppato nel 1942, che prevede la conversione di due risorse non rinnovabili in acetone e fenolo, un’altra sostanza chimica che aiuta a produrre una serie di materiali, compresa la plastica. Secondo Yutaka Nakashimada, docente dell’Università di Hiroshima, esistono opzioni più rispettose dell’ambiente, inclusa la fermentazione del gas, un bioprocesso che converte anidride carbonica, monossido e idrogeno in sostanze chimiche e combustibili. Ma sono ingombranti e costose, con una delle spese maggiori che è la lavorazione a valle, che comporta la separazione delle sostanze chimiche desiderate dagli altri materiali. «Abbiamo pensato che la chiave fosse una separazione simultanea del prodotto dalla fermentazione in corso», ha detto Nakashimada. «La nostra scelta – aggiunge - è stata quella di produrre sostanze chimiche volatili utilizzando un gruppo di batteri che prosperano ad alte temperature».

I batteri Moorella. thermoacetica mangiano le materie prime gassose di idrogeno, anidride carbonica e monossido (che possono essere procurati da risorse rinnovabili) per produrre acetone. Poiché crescono a una temperatura superiore al punto di ebollizione dell’acetone, il prodotto realizzato è un gas che evapora e può essere distillato mentre i batteri lo producono. «Il nostro sviluppo dei batteri ingegnerizzati potrebbe aprire la strada a un processo consolidato con un recupero semplificato ed economico tramite condensazione a seguito di fermentazione gassosa su larga scala adatto alla produzione industriale», ha detto Junya Kato, co-autore del documento.

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