"Gorgh", il cartone stop-motion di Zauli e Baioni

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«Stop-motion: è una tra le tante tecniche di cinema d’animazione e consiste in una serie infinita di scatti fotografici, che fissano ognuno la posizione degli oggetti che vengono spostati di volta in volta di pochi millimetri. Scatti che rivisti in sequenza creano l’illusione del movimento… in un secondo di film noi arriviamo a percepire circa 24 foto».

Fare cinema

Così Gianni Zauli tenta di spiegare in poche parole il lavoro lunghissimo e certosino che sta dietro al suo modo di “fare cinema”, un tipo di lavoro che, nonostante l’avanzare impetuoso delle scorciatoie offerte dalla tecnologia, continua a giocare un ruolo non secondario nel mondo dell’animazione. E a destare l’interesse del pubblico, come testimoniano i tanti festival che in tutta la penisola se ne occupano: uno tra gli altri è il Festival del “Cinema povero” che da dieci anni si tiene a Ispra, sul Lago Maggiore. È proprio qui che nei giorni scorsi Zauli si è aggiudicato il Premio Città di Ispra con “Grogh. Storia di un castoro”, il film creato insieme ad Alberto Baioni, con cui da tempo ha stabilito un fertile sodalizio artistico. Un film scaturito da una particolare commissione: «La proposta ci è arrivata dal Centro Alberto Manzi, di emanazione dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna dove ha sede, come uno dei tasselli del prossimo centenario, nel 2024, della nascita del maestro più celebre d’Italia, protagonista negli anni Sessanta della trasmissione “Non è mai troppo tardi”. Abbiamo così realizzato due corti ispirati a due suoi romanzi: “Grogh”, destinato a un pubblico di adolescenti, e “Testa rossa” per i più piccoli».

È bello vivere e anche morire

Ecco allora che ha preso vita Grogh, il castoro forte e intelligente, dedito alla propria comunità, generoso con l’alce ferita e coraggioso contro la minaccia del lupo e quella ben più pericolosa dell’uomo. Capace di sacrificarsi, perché per certi ideali, per la libertà, «è bello vivere, ma anche morire». Un film di appena 10 minuti che ai due autori è costato circa sette mesi di lavoro: «I personaggi – spiega Zauli – costruiti in silicone o in gommapiuma attorno a un’anima di alluminio vengono mossi, e fotografati, in una sorta di piccolo teatro di posa in cui è disposta la scenografia: bastoncini incisi per gli alberi, rametti di timo per i cespugli… la cosa più divertente è proprio la ricerca e la creazione di ogni singolo dettaglio».

Ma vien da chiedere: perché non tagliare i tempi rivolgendosi all’intelligenza artificiale? «Beh, perché credo e spero che lo spettatore senta quel sapore di manualità e anche di imperfezione che caratterizza questa tecnica… è proprio quell’alone “sporco” che rende più vera e più emozionante la visione».

La pazienza necessaria

E non è questo l’unico pregio dello stop-motion. Infatti Gianni Zauli, che al suo attivo ha tra le altre esperienze come i “Libri mai mai visti” o il Festival Marameo e tante mostre incentrate sulla ludolinguistica, anche in questo caso declina i suoi saperi in veri e propri laboratori, per lo più nelle scuole, dove si rivela prezioso: «Perché la pazienza necessaria a imbastire tutto il lavoro si trasforma per bambini e ragazzi in una sorta di educazione alla lentezza, quindi alla riflessione. Oggi più che mai necessarie».

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