Ginnastica artistica, Germani: "Romagna Team, il terzo posto un grande risultato"
Dopo lo storico terzo posto di Napoli, il coach del Gymnastic Romagna Team, Roberto Germani, ripercorre le fase salienti della finale e della stagione
“La vera gara per noi è stata sabato. Lì abbiamo dato tutto. Il giorno dopo abbiamo rischiato, sbagliando tanto e raccogliendo meno del nostro potenziale. Ma l’obiettivo era godercela fino in fondo perché giocarci lo scudetto per noi era già un successo. E poi fare meglio del terzo posto sarebbe stato impossibile”. Così Roberto Germani, coach del Gymnastic Romagna Team, fotografa lo storico terzo posto nella finale a tre di Napoli.
Germani, davvero impossibile giocarsela con Pro Patria Bustese e Virtus Pasqualetti?
“Busto quest’anno era inarrivabile. Avremmo potuto togliere qualche punto alla Virtus, ma non avremmo mai migliorato il nostro terzo posto. La Pro Patria è uno squadrone formato da giocatori troppo più esperti e completi di noi. Li conosco molto bene: ho allenato Nicola Bartolini e Marco Lodadio, atleti abituati a gareggiare a questi livelli”.
Imbattibili quest’anno… ma l’anno prossimo?
“L’anno prossimo ci proveremo perché l’anagrafe è dalla nostra parte. Intanto questa esperienza è stata molto preziosa per la crescita dei ragazzi. Anche solo gareggiare due giornate di fila non è stato facile per noi perché, sia sul piano fisico che soprattutto mentale, non siamo abituati a questi tour de force. In quasi tutte le gare, infatti, anche a livello internazionale, c’è sempre un giorno di riposo tra una prova e l’altra”.
E’ per questo che, nella seconda giornata, molti nostri atleti hanno fatto errori che, di solito, non commettono?
“Certo. Noi non eravamo nella condizione di dosare le energie perché, per arrivare alla finale a tre, lo sapevamo, avremmo dovuto dare il massimo in ogni attrezzo. E così, mentre i nostri avversari si risparmiavano, noi scaricavamo in pedana tutto quello che avevamo. Per altro, il sorteggio non ci ha neppure agevolati visto che siamo capitati nel raggruppamento più duro…”.
A complicare le cose anche il piccolo acciacco di Dalaloyan…
“Agli anelli, anche per battere il pluri-medagliato mondiale Lodadio, Artur ha provato un esercizio nuovo, ma ha avvertito un fastidio muscolare al pettorale. Niente di grave ma, a quel punto, con le posizioni già acquisite, rischiarlo alle parallele sarebbe stato da stupidi”.
Alle parallele, a quel punto, è andato Andrea Dotti…
“Ed ha provato un esercizio nuovo a cui lavoravamo da tempo ma che, in gara, non aveva mai portato. Purtroppo, non avendolo preparato a dovere a Napoli, Andrea ha commesso un errore nel finale che ha di fatto pregiudicato il suo punteggio. Per noi non sarebbe cambiato nulla, ma mi è dispiaciuto per lui perché aveva nelle corde una prestazione molto superiore”.
Anche Lorenzo Tomei, nella seconda giornata, al cavallo si è un po’ spento…
“In realtà il brutto punteggio non è stata colpa sua perché si è verificato un disguido con la direzione gara. Il giudice dell’attrezzo, infatti, non ha aspettato la chiamata dello speaker ed ha dato i 30 secondi per iniziare l’esercizio. Per evitare la penalità e beccarsi zero, Lorenzo è partito entro i 30 secondi ma, proprio in quell’istante, lo speaker l’ha richiamato e, di fatto, lo ha distratto. Non è partito con la giusta concentrazione, ha sbagliato il primo elemento, è caduto ed è andato in confusione. Peccato perché anche lui portava un esercizio nuovo preparato per l’Europeo e dunque avrebbe voluto testarlo in uno scenario importante. Ma è andata così e obiettivamente, vista la dinamica e la sua giovane età, nessuno può incolparlo di nulla”.
E’ andata meglio invece a Niccolò Vannucchi…
“Non c’è da meravigliarsi visto che Niccolò, a dispetto dell’età, ha già una solida esperienza internazionale e dunque, nell’arco delle due prove, ha saputo dosarsi meglio di altri. E, alla fine, regalandoci un Dragulescu esemplare, ha dimostrato a noi ma soprattutto a se stesso che l’esercizio è ormai stabilizzato e che ormai può portarlo anche nelle grandi competizioni”.
Il più grande rammarico della seconda giornata è stato, probabilmente, Gabriele Tisselli alla sbarra. Che cosa è accaduto?
“Sì, in effetti mi è dispiaciuto davvero tanto perché lui ci teneva a fare il Cassina, un salto che in Italia fanno in tre/quattro. Gli avevo anche detto che, in caso di caduta, glielo avrei fatto ripetere ma, nel primo esercizio, Gabriele è andato un po’ corto e ha preso una botta al braccio. A quel punto, vista la natura dell’ematoma, c’era il rischio che non mantenesse la presa e si facesse male. E così, seppur a malincuore, gli ho detto di rinunciare”.
Chiosa finale per Artur Dalaloyan: ha dato davvero tutto quello che ci si aspettava da lui?
“Assolutamente sì. Comprese le difficoltà, ampiamente prevedibili, della prima giornata quando sbagliò parecchio per via di una condizione atletica ancora troppo precaria. Ma, nel corso del campionato, la sua forma è cresciuta sensibilmente e, soprattutto nella prima giornata di finale, ci ha dato davvero un grande contributo”.
C’era un po’ di timore per via della sua nazionalità russa: avete avuto problemi nel corso della stagione?
“Qualche dirigente di team avversari, in effetti, si è lasciato andare a qualche parola di troppo ma, in pedana, Artur ha sempre avuto da tecnici ed atleti il rispetto che merita. C’era anche da parte sua un po’ di nervosismo perché il contesto internazionale alimentava qualche tensione nell’opinione pubblica ma, alla fine, è andato tutto bene ed Artur nei palazzetti non ha sentito addosso alcuna ostilità. Lui, per primo, del resto, non si è mai esposto con commenti e opinioni sul conflitto in Ucraina e, tenendosi prudenzialmente a distanza dalla politica, si è sempre comportato da sportivo modello”.