Gatteo, la siccità mette in crisi anche una grande azienda
- 10 luglio 2022

Le imprese agricole non sono le sole a fare i conti, preoccupate, con la crisi idrica. La notizia che l’acqua del Cer, il Canale emiliano romagnolo, rischia fortemente di avere le ore contate preoccupa e non poco anche Mauro Ravaglia, amministratore delegato di Linea Sterile, che insieme alla collegata Cil Lavanderia, svolge un servizio di lavaggio e noleggio per circa 4mila posti letto ospedalieri, 18mila figure professionali sanitarie e 400 strutture tra hotel e ristoranti tra la Romagna e le Marche, impiegando oltre 300 addetti.
Quello che oggi rischia di essere un problema, è in realtà la conseguenza di un investimento fatto anni fa e che nasce da una ricerca, fatta di scelte concrete e non solo teorizzata, di una maggiore sostenibilità ambientale della propria linea produttiva. «Già nel 2010 abbiamo fatto investimenti, in una vision ambientale, su collegamenti e allacciamenti onerosi per poter utilizzare l’acqua del Cer, che essendo di origine fluviale non intacca le falde superficiali e gli invasi destinati alla collettività».
Questi investimenti si sono affiancati a quelli sugli impianti di lavaggio che hanno consentito di ridurre drasticamente il consumo di acqua: «Quegli investimenti - prosegue Ravaglia - ci consentono di recuperare buona parte dell’acqua utilizzata nei risciacqui per effettuare i prelavaggi della biancheria. In questo modo in media utilizziamo circa 7 litri di acqua per chilo di biancheria, fino a pochi anni fa ne servivano 20. Abbiamo serbatoi di accumulo che garantiscono, in condizioni normali, due giorni di attività, ma tutto questo rischia di non essere sufficiente con la siccità che si protrae ormai da giorni e giorni». E che non è stata certo risolta da qualche temporale.
«Di regola - aggiunge Ravaglia - per trattare 55.000 kg di biancheria giornaliera consumiamo 450 metri cubi di acqua». Un fabbisogno a cui urge dare una risposta: «Il mio timore è quello di mettere in difficoltà i 4mila pazienti ospedalieri che serviamo, o le migliaia di turisti che sono nella costa romagnola ospiti di strutture che usufruiscono dei nostri servizi».
Per questo la richiesta di Mauro Ravaglia «è di potere avere un collegamento diretto con la rete idrica pubblica. Per poter garantire un servizio senza soluzione di continuità, a beneficio di tutta la collettività». Una soluzione che per quanto auspicata, apre però a ulteriori preoccupazioni: «Ovviamente questo avrebbe anche un forte onere: l’acqua pubblica potabile ha tutt’altro costo costo rispetto a quella del Cer per uso agricolo e industriale, solo per i volumi, qualità di acqua e di pretrattamenti. Il nostro mercato di riferimento ora non è minimamente in grado di assorbire quei costi superiori».