Gambettola, Mira chiude dopo 50 anni di storia

Dopo oltre 50 anni di storia, con migliaia di motocoltivatori venduti in tutto il mondo, lo scorso 31 dicembre l’azienda Mira ha chiuso i battenti. Con un po’ di tristezza ma anche orgoglio per quanto realizzato da metà degli anni ’60 in avanti, Mirella Raffoni e il marito Giordano Dellamore hanno dovuto chiudere per sempre la saracinesca dell’officina e della sala esposizioni.

«L’azienda è stata fondata da mio padre Carlo Raffoni – esordisce Mirella – dopo aver lavorato diversi anni presso un’altra ditta. Carlo aveva in sé le caratteristiche dell’inventore e, infatti, negli anni ha realizzato soluzioni meccaniche ideali per lo sviluppo dell’agricoltura. La prima officina tutta sua la aprì in via Pascoli a Gambettola, accanto alla nostra abitazione. Solo molti anni dopo ci trasferimmo qui a Savignano nella zona artigianale».

Motocoltivatori, motozappe e perfino piccoli trattori gommati e cingolati: la ditta Mira è rimasta sempre fedele a questo tipo di meccanizzazione. «I nostri sono sempre stati mezzi semplici e affidabili – continua Dellamore – senza elettronica, ma con meccanica robusta. Infatti ci sono ancora in uso motocoltivatori di tanti anni fa ancora in perfetta efficienza».

Mira ha sempre venduto più all’estero che non in Italia. La Grecia è il paese in cui sono stati esportati più motocoltivatori e motozappe, e infatti Raffoni si recava spesso nella penisola ellenica. «Ma abbiamo esportato tanto anche in Portogallo, Spagna, Francia, Romania, Croazia e Turchia, tanto per citare alcune nazioni - precisa Mirella – e siamo arrivati a costruirne e venderne duemila l’anno».

Il motocoltivatore è stata la prima forma di meccanizzazione di massa dell’agricoltura. Al giorno d’oggi è utilizzato o da orticoltori iper-specializzati, o da hobbisti con poche centinaia di metri di terreno da lavorare. La differenza fra motocoltivatore e motozappa sta nel fatto che il primo ha le ruote e il secondo no, per cui quest’ultimo raggiunge una profondità di lavoro superiore, ma occorre una certa capacità nell’utilizzarlo.

Carlo Raffoni, nato nel 1928 e deceduto nel 2014, è sempre stato un innovatore. Nei primi anni 2000 ha progettato e realizzato un mini-trattore cingolato (cingoli in gomma) multiuso, al quale si potevano aggiungere escavatore e benna, tanto per citare un paio di funzioni accessorie.

«Nell’ultimo anno abbiamo avuto grosse difficoltà nel reperire le componentistiche. A volte abbiamo atteso mesi e mesi per una frizione o per un motore. Ed è stato difficile lavorare così. Non abbiamo una continuità aziendale – concludono i due coniugi – per cui abbiamo dovuto chiudere per sempre. Nell’officina abbiamo ancora alcuni motocoltivatori, pezzi di ricambio e componentistiche che cediamo al di sotto del costo di produzione, altrimenti finisce tutto sotto la pressa».

Con Mira chiude per sempre un’importante pagina della meccanizzazione agricola che, partita da Gambettola, ha raggiunto tutto il mondo grazie al genio di Carlo Raffoni.

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