Gambettola, abbraccio a Zaki dopo il segnalibro per Amnesty

C’è anche un segnalibro di Amnesty International, frutto dell’amore per i diritti umani, della creatività, della professionalità e della generosità della gambettolese Cristina Di Pietro, tra le iniziative messe in campo in questi anni per la liberazione di Patrick Zaki. E appena ha messo piede a Bologna, questa attivista 60enne, nata a Roma ma che vive da ben 42 anni nel territorio cesenate, non è voluta mancare a quel momento emozionante.
«Due abbracci indimenticabili»
Quell’esperienza è culminata in due «abbracci pazzeschi», che - racconta Cristina - «non dimenticherò mai». Prima quello con la fidanzata che Patrick intende sposare presto: non si erano mai incontrate, ma quel gesto affettuoso è partito spontaneo dopo che le si è avvicinata, all’uscita dalla sede universitaria bolognese all’angolo con via Zamboni, e le ha consegnato un biglietto che conteneva i segnalibri che aveva realizzato per Zaki. Poi, spostatasi in piazza Maggiore, sempre assieme alla figlia Lisa, ad alcuni attivisti di Amnesty, incluso il presidente nazionale Riccardo Noury, e al gruppo “Station to station”, è arrivata la scena più intensa. Dopo i vari interventi, Patrick è sceso dal palco e la gambettolese si è trovata accanto a lui, che aveva ricevuto dalla fidanzata quel segnalibro. Ne è nato un abbraccio caloroso, che Cristina definisce «di infinita gratitudine reciproca», perché «io e tutti dobbiamo ringraziarlo per la resistenza che ha avuto durante l’ingiusta prigionia in Egitto».L’attivista gambettolese ammira anche la volontà di Zaki di portare avanti la lotta in difesa dei diritti umani, con la consapevolezza della loro universalità. «Patrick è una persona molto semplice di cuore, ma pronta a battersi per chi in ogni parte del mondo sta vivendo il suo stesso incubo. E infatti nei suoi discorsi ha ricordato Regeni e gli altri prigionieri di coscienza, non solo in Egitto». Cristina Di Pietro, che è volontaria di Amnesty da quattro anni e frequenta sia il gruppo cesenate dell’organizzazione sia quello riminese, riferisce che la vicenda di Patrick le è «entrata entrata subito nel cuore», perché «i diritti umani sono qualcosa che ho dentro, non sopporto ingiustizie e repressione». E definisce «una gioia immensa» la liberazione di Zaki e il fatto di averlo finalmente conosciuto di persona.