Gabriele Lavia al Fabbri di Forlì con Pirandello

È uno dei drammi più famosi di Luigi Pirandello a inaugurare stasera la stagione del teatro Diego Fabbri di Forlì. Il sipario si alza infatti, oggi e domani (ore 21) e domenica 6 novembre (ore 16), su “Il berretto a sonagli”: del riallestimento, di cui a Forlì va in scena la “prima”, sono protagonisti, nei panni dello scrivano Ciampa, Gabriele Lavia che firma anche la regia, Federica Di Martino, Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanni Guida e Beatrice Ceccherini. Teatro nel teatro, “Il berretto a sonagli” rappresenta un mondo fatto di maschere da cui l’unica via di uscita è rappresentata dalla scelta della “corda pazza”: la fuga (o la finzione…) della follia.

«Questo è uno dei capolavori di Pirandello – ribadisce Lavia – un luogo che ben rappresenta la nostra assillante angoscia di dover essere non come lo vogliamo ma come gli altri ci vogliono: uomini dissolti nel nulla del mondo, un nulla che è a sua volta affollato da fantocci, da pupi, anzi da fantasmi umani che spiano e che parlano, ma parlano parole già dette, consumate».

Si coglie molta amarezza in questa descrizione.

«È vero, ma “Il berretto” fra le opere di Pirandello è forse la più amara. Se ci pensiamo, la storia ruota infatti intorno alla vicenda di una donna, Beatrice Fiorica, che proprio perché viene a conoscenza della verità, cioè del tradimento del proprio marito con la giovane moglie del suo fidato contabile Ciampa, e vuole renderla pubblica, viene dichiarata pazza. La sua follia serve a tutti per evitare lo scandalo e continuare in una vita inautentica, ma viene sancita da un mondo di uomini, cornuti e traditori… E non vi sembra che sia amaro, tutto questo?».

E lei veste in scena proprio i panni di Ciampa.

«Un uomo anziano, come sono io oggi a quasi 81 anni, anche se tento ostinatamente di continuare a mettere in scena opere che amo, come questa. Ciampa è uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciati nella morsa della vita e, poiché è un “niente di uomo”, è trattato come se fosse niente. Lui stesso a un certo punto chiede “chi sono io?” con una domanda disperata, in cui si riflette una disperata concezione di se stesso, torturata e orgogliosa. Ciampa infatti ha un mondo suo: ma solo di notte, di nascosto, come i delinquenti, quando gli altri dormono. Di giorno, afferma lui stesso, “Io sono quello che gli altri dicono che io sia”…».

Sembra che lei si senta molto vicino a questo personaggio.

«Forse perché anche io ho un’anima fratturata. Appartengo a quel genere di persone che cascano dentro la vita, che ci inciampano… La stessa scena dello spettacolo è quella di un teatro che sta collassando, con un vecchio fondale, vecchi mobili, sbilenchi, rotti…».

Dopo “I sei personaggi”, “L’uomo dal fiore in bocca” o “I giganti della montagna”, lei quindi torna a Pirandello: i motivi di questa predilezione?

«La devo a mia nonna, Carmela Martinez de la Rosa. Fu lei che mi regalò dei libri di teatro, tanti di Pirandello, e nel “Berretto” aveva sottolineato la battute di Ciampa. Ecco, tutto lì. Io ho bisogno di fare qualcosa che si possa amare a priori: per questo ho pensato che questo testo amarissimo di Pirandello, contaminato dalla pazzia, potesse essere uno di quelli che riportano il pubblico a teatro, una necessità per una società sottoposta a tante prove, come la nostra».

Gli artisti incontrano il pubblico al ridotto del Fabbri sabato 5 (ore 18.30) a ingresso libero. Biglietti: €29-27 euro.

Info: 0543 26355

Dopo l’inaugurazione di giovedì con una delle voci poetiche più apprezzate della scena contemporanea, Mariangela Gualtieri, il Ttv Festival prosegue oggi con una giornata dedicata a un altro artista capace di allargare le frontiere del teatro, Alessandro Berti, attore, regista e drammaturgo che all’ultima edizione del Premio Riccione si è aggiudicato il Premio speciale per l’innovazione drammaturgica, “per la determinazione costante nell’affrontare le questioni più urgenti del nostro presente senza mai scindere la dimensione politica da quella intima”.

A un anno di distanza da quel successo, Berti racconta al pubblico la sua idea di teatro (ore 12) con il discorso di accettazione del premio. A introdurre l’incontro è Rossella Menna, che insieme a Lorenzo Donati, Maddalena Giovannelli, Andrea Pocosgnich e Francesca Saturnino componeva la giuria del Premio speciale per l’innovazione drammaturgica.

Alle ore 21 va in scena uno dei suoi spettacoli più importanti e rappresentativi, “Black Dick”. Virando continuamente tra conferenza, confessione, stand-up comedy e concerto, Black Dick ripercorre la storia dello sguardo bianco sul corpo del maschio nero, dai linciaggi alla pornografia, dallo schiavismo ai trionfi sportivi, e così facendo smaschera la violenza del rapporto tra maggioranza bianca e minoranza nera nelle società occidentali.

Al termine dello spettacolo Berti presenterà due delle sue pubblicazioni più recenti, la trilogia teatrale Bugie bianche (Luca Sossella Editore) e il testo per ragazzi Le vacanze (Edizioni Primavera). All’incontro, coordinato da Rossella Menna, partecipano i curatori dei volumi, Debora Pietrobono e Sergio Lo Gatto per Bugie bianche, e Federica Iacobelli per Le vacanze.

L’intensa giornata è completata da un omaggio a Chiara Lagani, cofondatrice di Fanny & Alexander e vincitrice della prima edizione del Premio speciale per l’innovazione drammaturgica. Alle ore 18, in prima visione, viene presentato “Giochi di bambini”, documentario di Graziano Graziani in cui Chiara Lagani racconta trent’anni di Fanny & Alexander, dall’incontro con Luigi De Angelis sui banchi di scuola al successo internazionale.

Tutti gli eventi sono al Palazzo del Turismo a ingresso libero.

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