Rimini: furto in casa, sparisce un tesoro. "Ridatemi i ricordi di mia madre"

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Svaligiato in pieno giorno un appartamento di Marina centro. «Ridatemi i ricordi di mia madre». Questo l’accorato appello lanciato dal docente Gianfranco Bonvicini, all’indomani del furto che lo ha privato dei gioielli della mamma, Irma Fiume, nobildonna discendente dai Dogi di Venezia, scomparsa di recente. «Ripercorrere quanto è successo rinnova la pena, ma tenterò di farlo, mentre mi chiedo che città sia diventata la mia Rimini. Non mi sento più sicuro a vivere dove i ladri agiscono indisturbati persino in un frenetico pomeriggio d’estate». E spiega: «Il cuore di mia madre si è fermato nel tardo pomeriggio dell’8 giugno. Aveva 82 anni e stava riposando in poltrona. Se n’è andata in punta di piedi, senza clamore, con la mitezza che la caratterizzava - racconta commosso -. Era una donna che anticipava i tempi e creava le mode, senza seguirle». Durante i preparativi per la veglia funebre, Gianfranco tira fuori dall’armadio l’abito ed i gioielli che poi lascia sul comò. «Perché – spiega – mi ricordavano la mamma in tutta la sua bellezza. Rammento bene cosa abbinava rispetto all’abito da sera o all’occasione. Erano piccoli capolavori importanti, opera di maestri orafi noti, ma credevo fossero al sicuro, visto che abito da sempre nella stessa casa, a 300 metri dal Grattacielo». Purtroppo ad infrangere le certezze arriva la giornata del 5 agosto, quando Gianfranco deve uscire di casa in gran fretta. Lascia aperte le finestre per far girar l’aria, ma si assicura che le persiane siano chiuse. Tuttavia per non far aspettare troppo il fratello, non dà la seconda mandata alla porta. Non passano neanche tre ore, dalle 11,20 alle 14,10 e quando rientra ad aspettarlo c’è la più amara delle sorprese. Vedendo il mobiletto dell’ingresso col cassetto spalancato, un unico pensiero gli attraversa la mente “Sono venuti”. «Mi sono catapultato nella camera da letto – precisa – ma i tesori della mia famiglia non c’erano più. Hanno mirato a quelli, tralasciando tutto il resto, dall’argenteria alla cristalleria dell’Ottocento. Lo strazio che provo ora non è per i soldi persi, circa 50mila euro, che peraltro mia madre sperava potessero servirmi in caso di difficoltà ma piuttosto perché erano monili tramandati da generazioni, gemme di famiglie che adornavano la gemma più bella tra tutte che era lei. La polizia che ho allertato subito mi ha trovato in lacrime. Ad ogni prezioso era legato a doppio filo più di un momento». Il Capodanno al Grand hotel, i compleanni, le serate a teatro. «Lei non era una persona vanitosa, ma sobria e generosa con chi aveva bisogno». E confessa: «Quel che non riesco a sopportare è che si trovino in mani putride dei ricordi che brillavano sulla pelle candida di mia madre. Tra l’altro hanno rubato anche un medaglione dipinto a mano con l’effigie di mia zia che, morta prematuramente, per me era una seconda mamma. Tra i tesori persi anche gli orecchini di brillanti acquistati da Benvenuti. Tant’è che sto controllando tutti i mercatini dell’alto antiquariato, perché erano molto particolari. E dire che volevo tramandare questi frammenti di storia familiare a Alice, la figlia di un carissimo cugino. Ora non sarà più possibile». E conclude con amarezza: «Come se non bastasse mi hanno inciso sulla porta di casa la parola “morte.” Sono in questa casa enorme da solo e penso a quello che è successo. Lei era una persona buona, bella dentro. Certo è che vorrei indietro la Rimini di cui parlava mia nonna, quando usciva in abito lungo e ombrellino da sole, lungo viale Principe Amedeo».

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