Francesco Valentin, storia di un artigiano del vino in Abruzzo

L’Italia è una nazione ricca di cultura, di profumi, di sapori. Dalle punte innevate delle Alpi fino alle spiagge dorate del Sud Italia la diversità che si respira dà un valore unico ad ogni singolo metro quadrato di terra, rendendolo un posto unico. C’è però una ricchezza che spesso si perde perché non risalta alla vista, ed è la storia delle persone. Come quella della nobile famiglia di origine spagnola Valentini. Siamo a Loreto Aprutino, comune di appena settemila anime in provincia di Pescara. È l’Abruzzo generoso quello che si respira in questa parte di regione, capace di generare dalla terra frutti superbi quali il Trebbiano e il Montepulciano d’Abruzzo. Qui, fin dal 1600, i Valentini vivono e risiedono in quanto proprietari dell’omonima vasta tenuta in cui, già a quei tempi, producevano vino, olio e grano. I discendenti della famiglia, col passare dei secoli, continuano ad occuparsi della gestione della tenuta, ma come attività secondaria. È solo agli inizi del Novecento, con Edoardo Valentini, che qualcuno all’interno della nobile casata sceglie di occuparsi non solo della tenuta, ma di provare a ricavare da essa qualcosa che si potesse definire di eccellenza. Uomo di grande carisma, personalità e competenza, Edoardo concentra da subito nella cantina i suoi sforzi e nella produzione di vino tutta la sua attenzione.

Storia odierna

A raccogliere le redini di quello spirito è stato Francesco Paolo, il figlio di Edoardo, che oggi guida la cantina con altrettanta se non addirittura maggiore maestria. Uomo veramente innamorato del proprio lavoro, Francesco ha concentrato nel rispetto della natura tutta la sua filosofia di vignaiolo. La maggior parte del suo tempo lo trascorre in campagna, non certo dentro le fredde mura della cantina, perché, come dice lui stesso, «il gran lavoro è in vigna, in cantina faccio poco, lascio al vino la libertà di esprimersi». Insomma, la naturalità delle cose è la parola che regna sovrana nella mente di Francesco Paolo Valentini. Interventi chimici e l’utilizzo di lieviti selezionati sono banditi, così come i diserbi e qualunque tipo di trattamento con prodotti sistematici. L’unica cosa che viene adoperata è un po’ di zolfo e rame. Allo stesso modo in cantina si esegue solo la decantazione naturale, utilizzando i lieviti già presenti sulla buccia degli acini. Una scelta di vinificazione rischiosa, ma rispettosa di quanto diceva il filosofo greco Socrate: «Guardo e lascio che Madre Natura faccia il suo corso, esiste già tutto, bisogna solo farlo emergere». Detta così, sembra quasi che fare il vino sia una cosa banale, alla portata di tutti. Le cose però non stanno in questo modo. In tanti possono fare il vino, certo, ma per creare delle piccole perle enologiche occorrono capacità, sacrificio, tanto studio e tantissima passione. Un mix che si trova in Valentini e, non a caso, i suoi vini sono tra i più celebrati d’Italia. Nel 2012 il suo Trebbiano d’Abruzzo ha ottenuto il titolo di Miglior vino d’Italia.

Artigiani del vino

Attenzione, però, a non farsi idee sbagliate. Francesco Paolo non è persona che nella vita rincorra i premi, né tantomeno i giornalisti per poter avere un posto sul giornale. Più che se stesso, preferisce far parlare i suoi vini, che esprimono meglio di qualunque parola quanto Valentini sia un vero e proprio artigiano del nettare di Dioniso. L’azienda agricola coltiva in totale settanta ettari di vigne, ma per seguire la volontà di ottenere e proporre sempre e solo il meglio della sua qualità ha scelto volontariamente di vendere solo 50mila bottiglie all’anno tra Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo. È un altro tassello del legame intenso con la natura che si respira in questa tenuta, il cui proprietario è talmente perfezionista che, se alla fine del lavoro il vino non è esattamente come vuole, evita di vendere al pubblico l’intera annata e arrivederci all’anno successivo.

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